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Femminicidio Rizzo ad Agropoli, chiusa l’inchiesta: la famiglia rompe il silenzio con un appello pubblico

agropoli autopsia Annalisa Rizzo Vincenzo Carnicelli

Annalisa Rizzo e Vincenzo Carnicelli

Chiusa l’inchiesta sul femminicidio di Annalisa Rizzo ad Agropoli: la famiglia rompe il silenzio con un appello pubblico. Dopo l’archiviazione del caso, la famiglia denuncia il vuoto istituzionale e chiede azioni concrete contro la violenza di genere. La madre scrive una lettera aperta alla comunità e alle Istituzioni. Lo riporta Stiletv.

Femminicidio Rizzo ad Agropoli: l’appello della famiglia

A più di un anno dalla tragedia di via Donizetti, ad Agropoli, arriva la chiusura ufficiale dell’inchiesta sul femminicidio di Annalisa Rizzo. Con un decreto di archiviazione, il Gip del Tribunale di Vallo della Lucania, Mauro Tringali, ha messo la parola fine al procedimento giudiziario: a uccidere la donna, con dieci coltellate, è stato il marito Vincenzo Carnicelli, che successivamente si è tolto la vita recidendosi la stessa arteria, in un gesto estremo consumatosi accanto al corpo della moglie.

A confermare la ricostruzione è l’avvocato della famiglia Rizzo, Leopoldo Catena, ai microfoni di StileTv: “È stato un femminicidio a tutti gli effetti, ma non è stato affrontato come tale. La morte di Annalisa è il frutto di un clima tossico in cui una donna determinata, autonoma e felice è stata annientata da un uomo incapace di accettarne la crescita. Eppure, si è parlato troppo poco di femminicidio”.

L’appello della famiglia: “Non dimenticate Annalisa”

La chiusura del caso riaccende il dolore, ma anche la voce dei familiari, che per la prima volta intervengono pubblicamente con una lettera aperta indirizzata all’amministrazione comunale e alla cittadinanza, denunciando il silenzio istituzionale e la mancanza di iniziative commemorative.

Parla il fratello della vittima, Gaetano Rizzo: “Abbiamo voluto rompere il silenzio. Ringraziamo il vescovo Vincenzo Calvosa e don Bruno Lancuba per la vicinanza. Ora la priorità è crescere la figlia di Annalisa, mia nipote, con amore e rispetto. Ma è giusto che il dolore di nostra madre diventi un monito collettivo”.

La lettera della madre: “Il silenzio dopo la morte di mia figlia è stato assordante”

Con parole cariche di dolore, Giovanna Maria Russo, madre di Annalisa, ha affidato a una lettera il suo grido di denuncia: “Mi sarei aspettata un gesto, una parola, un’iniziativa da parte del Comune. Invece, solo silenzio. Questo femminicidio è stato dimenticato troppo in fretta, come se la vita di mia figlia valesse poco. Chiedo azioni concrete: eventi, spazi sicuri per le donne, politiche vere contro la violenza di genere. Non possiamo restare indifferenti”. Nel messaggio si fa appello anche alle donne della comunità: “Non voltatevi dall’altra parte. La morte di Annalisa non può essere una statistica in più. Siate la voce di chi non può più parlare. Ogni femminicidio è una sconfitta per tutti”.

Un segno tangibile per non dimenticare

L’avvocato Catena rilancia la proposta di un simbolo permanente ad Agropoli: una panchina rossa, un evento pubblico, un’iniziativa civica in memoria di Annalisa. “Non lasciamo che questo sacrificio venga archiviato come un atto privato. Servono segnali chiari, visibili, che restino impressi nella coscienza collettiva”.

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