A quattro giorni dall’omicidio di Anna Tagliaferri, la comunità resta in attesa dell’autopsia, prevista nei prossimi giorni, che dovrà chiarire con precisione le cause del decesso e le modalità delle lesioni, tra cui il numero esatto di coltellate inferte alla donna, stimate tra sei e otto dai primi rilievi.
Il caso ha riportato l’attenzione sulla dinamica dei fatti e sulla possibile sottovalutazione di segnali premonitori, soprattutto alla luce della notizia secondo cui il compagno e presunto omicida, Diego Di Domenico, “era in cura presso l’Asl”, sebbene non vi fossero precedenti di violenza verso altre persone né episodi autolesionistici.
Femminicidio di Anna Tagliaferri: dibattito su prevenzione e segnali trascurati
Michela Masucci, responsabile del Centro Antiviolenza Leucosia – Associazione Differenza Donna di Salerno, ha sottolineato come la morte di Anna rappresenti, come ogni femminicidio, un fallimento del sistema istituzionale e culturale nel suo complesso. Masucci ha ribadito l’importanza di interventi integrati e strutturati su più livelli, azioni strategiche di sensibilizzazione e di condanna della violenza maschile in ogni contesto sociale.
«Noi donne dei Centri Antiviolenza sappiamo che la violenza maschile contro le donne è trasversale e non riconoscibile dalle vite e dal livello sociale», scrive Masucci, evidenziando la necessità di percorsi di supporto per le vittime. I Centri Antiviolenza offrono assistenza e strumenti concreti per uscire da situazioni di violenza, ma è fondamentale anche portare avanti una formazione mirata in ogni contesto istituzionale. Questo permetterebbe di effettuare valutazioni corrette del rischio di recidiva e prevenire possibili escalation di violenza che, in casi estremi, possono culminare in un femminicidio.
Il dibattito rimane acceso, mentre le autorità competenti attendono gli esiti dell’autopsia e la comunità riflette sull’importanza di rafforzare la prevenzione e la protezione delle donne.








