Cronaca Salerno, Salerno

Droga e telefoni in carcere con un drone: due giovani rinviati a giudizio per il blitz fallito su Poggioreale

Foto di repertorio

Come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola, finiscono a processo i due giovani arrestati lo scorso settembre per aver tentato di introdurre all’interno del carcere di Poggioreale un ingente carico di droga e dispositivi di comunicazione attraverso l’utilizzo di un drone. Per entrambi la Procura di Napoli ha disposto il giudizio immediato, ritenendo sufficienti gli elementi raccolti nel corso delle indagini.

Droga e telefoni in carcere con un drone: due giovani a processo

Gli imputati hanno 24 e 20 anni e sono residenti rispettivamente a Cava de’ Tirreni e Scafati. Secondo la ricostruzione investigativa, avrebbero pilotato un velivolo radiocomandato carico di sostanze stupefacenti, telefoni cellulari, microcellulari, schede sim e auricolari, destinati a un gruppo di detenuti della casa circondariale napoletana. I destinatari del materiale, tuttavia, non sono mai stati identificati.

Il tentativo di consegna risale a una serata di settembre. Gli agenti della polizia penitenziaria, impegnati nei servizi di vigilanza esterna, notarono un drone sorvolare l’area del Reparto “Milano” del carcere, con un lungo filo di lenza al quale era agganciato un carico. Immediatamente scattò l’allerta. Nonostante l’utilizzo di un fucile a impulsi elettromagnetici, in dotazione al personale per neutralizzare i velivoli non autorizzati, il drone non venne colpito.

Gli agenti decisero allora di seguirne il percorso, osservandone il rientro verso un edificio situato in via Miccoli. Una volta raggiunto il palazzo, la polizia salì sul tetto, dove sorprese due giovani intenti a manovrare un telecomando e a recuperare il drone appena rientrato. Alla vista delle forze dell’ordine, i due tentarono di disfarsi del materiale, nascondendone parte nelle intercapedini del sottotetto e lanciando altri oggetti dal tetto. Il palazzo, però, era già stato circondato e l’intero carico fu recuperato e sequestrato.

Il bilancio del sequestro è risultato particolarmente rilevante. Gli agenti hanno rinvenuto 13 smartphone, alcuni dei quali microcellulari privi di scheda sim, oltre a numerose sim card e auricolari. Ancora più consistente il quantitativo di sostanza stupefacente: un chilo di marijuana, un chilo e mezzo di hashish e 365 grammi di cocaina, per un peso complessivo prossimo ai tre chilogrammi. Secondo l’accusa, la droga e i dispositivi erano destinati a rifornire un circuito interno al carcere, con cui almeno uno dei due indagati avrebbe avuto contatti.

Condotti davanti al giudice per le indagini preliminari, i due giovani fornirono versioni parzialmente discordanti sull’accaduto. Emerse anche l’ipotesi di un compenso di circa 150 euro promesso a uno dei due per la consegna. Nonostante alcune incongruenze, il gip convalidò gli arresti, ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza e ipotizzando un collegamento non occasionale con ambienti criminali, considerata la capacità di gestire un carico di tale entità.

Alla luce degli elementi raccolti, la Procura di Napoli ha quindi chiesto e ottenuto il giudizio immediato. I due imputati compariranno davanti al giudice, dove potranno scegliere se affrontare il processo nelle forme ordinarie o valutare l’accesso a un rito alternativo. L’episodio riaccende l’attenzione sulle modalità sempre più sofisticate utilizzate per tentare di introdurre droga e strumenti di comunicazione all’interno degli istituti penitenziari.

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