Il consigliere regionale Aurelio Tommasetti contesta l’estensione dei corsi per alimentaristi agli studenti degli istituti alberghieri: “Non previsti dalla legge, ma imposti con costi aggiuntivi alle famiglie”. Chiesti chiarimenti alla Regione Campania. Lo riporta InfoCilento.
Corsi per alimentaristi estesi agli alberghieri: le critiche di Tommasetti
Un costo in più per le famiglie e un’interpretazione della normativa che, secondo il consigliere regionale della Lega, Aurelio Tommasetti, risulta “estensiva e fuori dal quadro normativo europeo”. Con un’interrogazione ufficiale rivolta al presidente della Regione Campania e assessore alla Sanità, Vincenzo De Luca, Tommasetti solleva il caso dei corsi per alimentaristi imposti agli studenti degli istituti alberghieri, denunciandone la non obbligatorietà e l’onere economico aggiuntivo per le famiglie.
“Quando è stato approvato il percorso formativo, tra i destinatari non figuravano gli studenti degli alberghieri, perché il Regolamento europeo 852/2004 definisce come destinatari esclusivamente gli operatori del settore alimentare”, spiega Tommasetti.
“Oggi, però, molte scuole impongono l’iscrizione al corso per poter accedere ai laboratori scolastici, costringendo le famiglie a pagare per un’attività non prevista dalla legge. Un’interpretazione che di fatto si traduce in un’ulteriore tassa”.
“Serve una circolare per chiarire che non è obbligatorio”
Nell’interrogazione, Tommasetti chiede alla Regione Campania di fare chiarezza:
“Sollecito un intervento ufficiale per chiarire, tramite una circolare regionale, che la partecipazione ai corsi per alimentaristi non è requisito obbligatorio per l’iscrizione agli istituti alberghieri. Questo permetterebbe di evitare confusione e di tutelare economicamente le famiglie”.
Il nodo tariffe: “Le Asl penalizzate rispetto ai privati”
Tommasetti pone anche l’attenzione sul tema delle tariffe applicate dalle Asl, che sarebbero meno competitive rispetto a quelle offerte dagli enti privati online:
“Il tariffario regionale aggiornato autonomamente da ogni Asl impone costi spesso più alti rispetto a quelli praticati dai soggetti privati telematici, i quali, grazie a una sentenza del Consiglio di Stato, possono erogare corsi online con meno vincoli e a prezzi contenuti. Il risultato? Le Asl hanno perso quasi tutti i corsisti”.
Secondo il consigliere della Lega, il sistema andrebbe riequilibrato:
“Bisognerebbe ridurre le tariffe per i veri operatori del settore alimentare e incentivare i corsi in presenza presso le strutture pubbliche. Questo sarebbe un modo per tutelare la salute pubblica e restituire credibilità al ruolo delle Asl”.