Confermate in Appello le condanne dei medici del Ruggi per la morte di Alessandro Farina, il bambino di 13 anni che morì nel 2017 per una rara forma di diabete diagnosticata in ritardo: «Errori determinanti nella scomparsa del piccolo». Lo riporta l’odierna edizione de La Città.
Morte del piccolo Alessandro, confermate le condanne in Appello
«Condotte connotate da colpa e causalmente efficienti nella determinazione del decesso». Con questa motivazione la Corte d’Appello di Salerno ha confermato la responsabilità di due medici dell’ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” per la morte di Alessandro Farina, il tredicenne di Pellezzano deceduto il giorno di Natale del 2017 a causa di una forma rara di diabete non riconosciuta in tempo.
La sentenza d’Appello ha condannato i due camici bianchi, già ritenuti colpevoli in primo grado, per omicidio colposo e lesioni colpose. Sotto accusa la dottoressa che visitò il ragazzino al pronto soccorso, difesa dagli avvocati Silverio Sica ed Ester Miglino, e il medico in servizio presso il reparto di Pediatria, assistito dai legali Luciano Pepe e Michele Tedesco.
Ritardi diagnostici decisivi
Secondo i giudici, i due sanitari non avrebbero eseguito con la dovuta tempestività gli accertamenti clinici necessari e non avrebbero disposto il ricovero immediato del giovane, che avrebbe potuto salvargli la vita. Il piccolo Alessandro, infatti, presentava una sintomatologia chiara, compatibile con una condizione diabetica severa, ma nonostante ciò fu rimandato a casa. Il quadro clinico precipitò nelle ore successive, e per il ragazzo non ci fu più nulla da fare.
Le reazioni e il risarcimento
La Corte ha inoltre disposto il pagamento di una provvisionale a carico dell’Azienda ospedaliera, condannata in solido con i medici. Le motivazioni sottolineano l’importanza della tempestività nell’attività diagnostica pediatrica, in particolare nei casi complessi e rari. L’avvocato Federico Conte, legale della famiglia Farina, ha ribadito come la sentenza riconosca non solo la colpa medica, ma anche «l’urgenza di un sistema sanitario che non può permettersi errori così gravi su pazienti fragili come i bambini».
Una ferita ancora aperta
La vicenda ha profondamente scosso la comunità di Pellezzano. Il nome di Alessandro è ormai legato a una battaglia di civiltà e giustizia per tutti coloro che chiedono maggiore attenzione e competenza nella sanità pubblica. «Alessandro non tornerà – ha detto il padre in un momento di raccoglimento – ma vogliamo che nessun altro bambino venga abbandonato così.»