Ricorso in appello per il comune di Cava de’ Tirreni contro la multa da 8.250 euro inflitta dalla Regione Campania per il depuratore non a norma di Santa Lucia. Contestata la mancata possibilità di difesa e la validità dei rilievi Arpac. Lo riporta SalernoToday.
Cava de’ Tirreni, ricorso in appello per il depuratore di Santa Lucia
Il Comune di Cava de’ Tirreni non si arrende e prosegue la battaglia legale relativa all’impianto di depurazione di Santa Lucia. La giunta del sindaco Vincenzo Servalli ha deliberato l’impugnazione della sentenza del Tribunale di Nocera Inferiore, che aveva confermato la multa di 8.250 euro imposta dalla Regione Campania per il superamento dei limiti batteriologici di escherichia coli. Il nuovo ricorso sarà presentato alla Corte d’Appello di Salerno.
Il contenzioso
L’origine del caso risale a dicembre 2012, quando l’Arpac rilevò parametri fuori norma in un campionamento presso il depuratore comunale. Solo nel febbraio 2017, cinque anni dopo, la Regione notificò al Comune il decreto ingiuntivo, ritenendo superati i valori di legge. L’amministrazione ha sempre sostenuto che si trattasse di un episodio isolato, dovuto a un guasto momentaneo della pompa dosatrice del disinfettante. La rottura – e la successiva riparazione – venne comunicata con nota ufficiale del 26 gennaio 2012, accompagnata dalla richiesta di ripetere le analisi. Richiesta che, però, non fu accolta, impedendo così una controverifica.
Le ragioni del ricorso
Già nel 2017 il Comune presentò opposizione, evidenziando la mancanza di presupposti oggettivi, la violazione del diritto alla difesa e l’assenza di un secondo campionamento. Tuttavia, la causa si è protratta per anni e si è conclusa con la sentenza del Tribunale che ha rigettato il ricorso, confermando la sanzione e condannando il Comune al pagamento delle spese legali.
Nel deliberare l’appello, la giunta comunale ha definito la decisione “sintetica e contraddittoria”, ritenendo che il giudice non abbia considerato le irregolarità della procedura. “Plurime le criticità riscontrate – si legge nel testo approvato – che inficiano l’intero procedimento sanzionatorio”. L’ente punta ora a far valere le proprie ragioni in secondo grado.