«I danni cerebrali riscontrati su Pietro potrebbero essere di origine naturale. Ad oggi non esiste una prova scientifica che indichi il contrario, e ciò spiega l’assenza di provvedimenti da parte della Procura». Con queste parole l’avvocato Franco Maldonato, legale del padre biologico del bambino di nove mesi ricoverato in gravi condizioni al Santobono di Napoli, ha illustrato gli elementi acquisiti finora.
Il legale ha ribadito come, secondo i medici dell’ospedale partenopeo, l’emorragia cerebrale rilevata sul piccolo possa essere stata causata da un evento spontaneo, escludendo l’ipotesi di un trauma esterno come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.
Caso del piccolo Pietro: lesioni forse di origine naturale
«La diagnosi – ha spiegato Maldonato – appare coerente anche con l’assenza di ematomi o contusioni nella regione fronto-parietale, un dato clinico che si accorda con quanto sostenuto dal pediatra di fiducia della famiglia: il bambino sarebbe nato con un edema cerebrale, evoluto in un quadro ischemico». Alla luce di questi elementi, l’avvocato ha sottolineato l’assenza di indizi concreti di maltrattamenti per quanto riguarda i traumi al capo.
Diverso, invece, il ragionamento relativo alle altre lesioni riscontrate: in particolare, le fratture a tre costole e la lesione al femore, che – come precisa Maldonato – «potrebbero essere astrattamente collegate a condotte imprudenti o negligenti nella gestione del minore». A tal proposito, è in corso un accertamento medico-legale finalizzato a chiarire le reali cause delle fratture.
Il padre del piccolo Pietro, che vive a Sapri con i propri genitori, non era con il bambino il giorno in cui questi fu trasportato d’urgenza al pronto soccorso dalla madre. «Anche la donna – ha aggiunto Maldonato – lo ha confermato agli inquirenti, ed è anche per questa ragione che non è stata disposta nei confronti del mio assistito la sospensione della potestà genitoriale». Provvedimento che invece è stato applicato alla madre, una giovane residente a Licusati e attualmente domiciliata a Villammare con i suoi due figli e il compagno. Il maggiore, di quattro anni, è stato affidato temporaneamente a una casa protetta.
La difesa del padre ha annunciato l’intenzione di chiedere una revisione del provvedimento di affido al Tribunale per i Minorenni di Potenza. L’obiettivo è quello di trasferire il primogenito nella casa del padre biologico e dei nonni paterni. «Fino ad oggi – ha dichiarato il legale – sono stati loro a prendersi cura del bambino, e riteniamo che possano garantire l’ambiente affettivo e protetto di cui ha bisogno».