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Caso del piccolo Pietro, l’avvocato della madre: «Ha agito sempre nel suo interesse, ora chiede giustizia»

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«La mia assistita ha fede nella giustizia e chiede chiarezza per il suo bambino. È serena rispetto al suo operato di madre, consapevole di aver fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità per Pietro, nonostante i pareri medici ricevuti all’ospedale di Sapri».

A parlare è l’avvocato Salvatore Loschiavo, legale della donna madre del bimbo di nove mesi ricoverato in gravi condizioni presso l’ospedale Santobono di Napoli. A due settimane dal trasferimento d’urgenza del piccolo, Loschiavo rompe il silenzio e racconta una vicenda che ha scosso la comunità di Villammare, dove risiede la famiglia come riportato dal quotidiano Il Mattino.

Caso del piccolo Pietro, parla l’avvocato della madre

Il caso ha avuto inizio lo scorso 5 giugno, quando il neonato è giunto in stato di coma al pronto soccorso di Sapri, per poi essere trasferito in eliambulanza all’ospedale pediatrico napoletano, dove è attualmente ricoverato. La madre – secondo quanto riferito dal suo legale – è da tempo al centro dell’attenzione per presunte responsabilità sulle condizioni cliniche del figlio. Ma Loschiavo sottolinea come, al contrario, la donna si sia mossa con attenzione e costanza per cercare aiuto, rivolgendosi più volte a medici e strutture sanitarie.

Il legale ripercorre i momenti salienti: «Tutto ha inizio il 23 aprile, in concomitanza con la somministrazione di un vaccino. Quel giorno il bimbo inizia ad accusare problemi generali di salute, con particolare riferimento alla gamba. La madre contatta il pediatra e resta in stretto contatto con lui. Tuttavia, la situazione peggiora: la gamba si gonfia vistosamente. Il 28 aprile viene portato in ospedale, dove però i sanitari non riscontrano problemi rilevanti e lo dimettono. Nei giorni successivi le condizioni non migliorano: oltre al gonfiore persistente, emergono difficoltà respiratorie. Il 21 maggio la madre si rivolge nuovamente al pediatra e, non soddisfatta, il 26 maggio porta il figlio per la seconda volta al pronto soccorso. Anche in questo caso il bimbo viene dimesso con una prescrizione antibiotica».

Secondo la ricostruzione fornita dalla difesa, tra aprile e l’inizio di giugno la donna avrebbe seguito con scrupolo l’iter medico, somministrando i farmaci indicati, tra cui antibiotici e paracetamolo. Nei primi giorni di giugno si reca anche dal medico che aveva effettuato la vaccinazione, nel tentativo di chiarire le cause del gonfiore e di un ematoma comparso sulla coscia del piccolo. «Non possiamo sapere – afferma Loschiavo – se in quei momenti fosse già presente una frattura al femore. Fatto sta che non è mai stata diagnosticata in precedenza».

Il legale avanza quindi l’ipotesi che le complicazioni cerebrali rilevate successivamente siano da collegare al quadro clinico generale e alla presunta assenza di diagnosi tempestive. Anche per quanto riguarda le lesioni alle costole evidenziate dalle indagini strumentali, l’avvocato parla di possibili malformazioni congenite: «Ad oggi non abbiamo riscontri scientifici che attestino il contrario».

Sul versante giudiziario, resta in piedi il procedimento per la sospensione della potestà genitoriale, nei confronti della quale la madre ha chiesto la revoca. L’udienza davanti al Tribunale per i Minorenni di Potenza è fissata per il prossimo 16 luglio. In parallelo proseguono le indagini per chiarire le reali cause del grave stato di salute del piccolo Pietro e accertare eventuali responsabilità.

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