Blitz congiunto della Guardia di Finanza e dei Carabinieri a Battipaglia, dove sono stati sequestrati due edifici situati in piazza della Repubblica e via Belvedere. Le strutture sono rispettivamente di proprietà di Ezio De Sio e della società Studio Immobiliare Srl, riconducibile alla famiglia Campione, nota nel settore edilizio locale come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.
L’operazione è scattata all’alba di ieri, con l’apposizione dei sigilli su un palazzo di sette piani e su un altro di tre, quest’ultimo situato a pochi metri dall’ex caserma della Guardia di Finanza.
Battipaglia, sequestrati due palazzi: nove indagati
Sono nove le persone indagate a vario titolo per falso in atto pubblico e concorso in abuso edilizio. Tra i coinvolti figurano cinque imprenditori proprietari degli edifici sequestrati, i tecnici responsabili dei progetti di demolizione e ricostruzione, il titolare dell’impresa esecutrice dei lavori e due funzionari dell’ufficio tecnico del Comune di Battipaglia.
In particolar modo, tra gli indagati ci sarebbero i funzionari comunali, Anna Iorio e Daniele Marzullo e gli imprenditori Adriano Campione, Daniele Ruggiero e Ivan Casillo oltre a Ezio e Roberto De Sio, legati all’imobbile di piazza della Repubblica.
L’inchiesta, coordinata dai magistrati Di Vico e Cosentino della Procura di Salerno, si inserisce in un’indagine più ampia avviata diversi mesi fa. Già lo scorso 18 dicembre erano stati sequestrati tre palazzi in via Baratta e via Olevano, con il coinvolgimento di tredici persone. Con il provvedimento eseguito ieri, il numero degli indagati sale a ventidue.
Secondo gli inquirenti, gli edifici sequestrati presentano volumetrie difformi rispetto ai permessi edilizi. L’indagine ha preso avvio a seguito di segnalazioni e denunce che evidenziavano un’anomala espansione verticale di palazzi in sostituzione di strutture preesistenti di dimensioni più contenute.
Le irregolarità contestate riguardano il rilascio di titoli abilitativi ritenuti illegittimi e la demolizione di manufatti preesistenti per la costruzione di nuovi edifici con volumetrie eccedenti i limiti consentiti. In particolare, gli investigatori hanno riscontrato l’applicazione impropria del criterio di ampliamento massimo del 35% del volume residenziale esistente. Di conseguenza, piccole palazzine sarebbero state trasformate in strutture di sette o otto piani, con altezze superiori ai venti metri, senza una chiara indicazione delle unità abitative previste.