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Battipaglia, mente ai carabinieri per proteggere lo spacciatore: condanna definitiva per un 25enne

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Corte di Cassazione

Diventa definitiva la condanna per favoreggiamento personale inflitta a un giovane di Battipaglia, riconosciuto colpevole di aver mentito ai carabinieri durante un controllo antidroga per nascondere l’identità del proprio fornitore. La Corte di Cassazione ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa, confermando la sentenza di condanna a sei mesi di reclusione, con pena sospesa, e l’obbligo di versare 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Battipaglia, mente ai carabinieri per proteggere lo spacciatore

L’episodio risale a un controllo nel corso del quale il 25enne era stato fermato subito dopo aver acquistato marijuana. Interrogato dai militari, il giovane aveva negato di conoscere o di poter identificare lo spacciatore da cui si era rifornito. Una versione dei fatti che, secondo i giudici, non reggeva alla verifica delle circostanze e delle prove raccolte nel corso delle indagini.

Nel respingere il ricorso, la Suprema Corte ha chiarito che il comportamento del ragazzo non era dettato dal tentativo di evitare una sanzione amministrativa per detenzione di stupefacenti, ma da una precisa volontà di proteggere il venditore. La sentenza sottolinea infatti che il giovane, nel corso dell’interrogatorio, “aveva compreso dal tenore delle domande di essere stato visto dai carabinieri nel momento in cui acquistava la sostanza”.

Da tale consapevolezza, osservano i giudici, deriva che la successiva menzogna “non poteva essere finalizzata a evitare un danno per sé stesso, ormai inevitabilmente segnalato per il possesso di droga, ma a impedire l’identificazione dello spacciatore”.

La Corte di Cassazione, richiamando la giurisprudenza in materia di favoreggiamento personale, ha ribadito che chi fornisce false informazioni alle forze dell’ordine per sottrarre altri da indagini o responsabilità penali commette un reato, anche se la propria posizione personale non risulta aggravata dal silenzio o dalla menzogna.

Con la decisione dei giudici della settima sezione penale, la condanna del giovane battipagliese diventa definitiva, chiudendo un procedimento che nei precedenti gradi di giudizio aveva già accertato in modo chiaro la sua responsabilità.

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