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Amalfi, due risparmiatrici investirono 97mila euro in titoli: quattro funzionari a rischio processo

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Come riportato dal quotidiano Il Mattino, la Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro persone, tra funzionari e intermediari all’epoca in servizio presso la Banca Popolare di Bari, accusati di truffa aggravata ai danni di due donne residenti ad Amalfi.

Le parti offese, prive di conoscenze finanziarie specifiche, avrebbero investito complessivamente 97.996 euro in azioni e obbligazioni dell’istituto di credito, ritenendo di aderire a strumenti a basso rischio e con rendita certa. L’udienza predibattimentale è fissata per ottobre, quando il giudice monocratico deciderà se avviare o meno il processo.

Amalfi, 97mila euro in titoli: quattro funzionari a rischio processo

Secondo la ricostruzione della procura, all’origine della vicenda — segnalata tramite una denuncia dell’avvocato Antonio Cammarota, legale delle due donne — vi sarebbe un mutuo ipotecario sottoscritto nel 2014. Contestualmente, i funzionari avrebbero proposto l’acquisto di titoli emessi dalla stessa banca, presentandoli come prodotti sicuri e remunerativi. Le investitrici, fidandosi delle informazioni ricevute, avrebbero così destinato risparmi accumulati in anni di lavoro a obbligazioni e azioni che, negli anni successivi, si sarebbero svalutate fino a diventare di fatto non monetizzabili.

Gli inquirenti contestano agli imputati una serie di condotte ritenute ingannevoli: insufficienti informazioni sui rischi, mancata comunicazione dell’andamento reale dei titoli e prezzi di acquisto definiti “fittizi”, poiché inferiori nella realtà anche oltre il 70%. Al centro delle accuse figura anche la presunta manipolazione del questionario di profilatura del rischio previsto dal regolamento Consob, documento essenziale per valutare la consapevolezza e gli obiettivi dell’investitore. Nelle schede bancarie risultava che le due donne conoscessero strumenti finanziari complessi e disponessero di competenze specifiche, mentre in realtà erano casalinghe diplomate con l’unico intento di preservare il capitale.

Secondo la Procura, tali elementi avrebbero consentito alla banca un «ingiusto profitto», a fronte dell’impossibilità per le due risparmiatrici di recuperare il denaro investito. Le contestazioni coprono un arco temporale fino al giugno 2020, momento in cui i titoli persero definitivamente valore. L’avvocato Cammarota ha sottolineato la rilevanza del procedimento, definendolo esemplare rispetto a dinamiche che coinvolgono «consumatori spesso privi di strumenti per difendersi da condotte scorrette».

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