Sei condanne, pene comprese tra i sei mesi e i tre anni di reclusione, e una sola rideterminazione rispetto al primo grado. È l’esito della sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello di Salerno nell’ambito del processo su un vasto sistema di assegnazioni abusive di alloggi popolari in cambio di denaro come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.
L’indagine, avviata nel giugno 2021, aveva portato alla luce un meccanismo illecito radicato tra Salerno, Cava de’ Tirreni, Nocera Inferiore, Eboli, Campagna, Pontecagnano, Vallo della Lucania e Fisciano, dove venivano ceduti immobili di edilizia residenziale pubblica a soggetti privi di titoli o requisiti.
Alloggi popolari assegnati illegalmente: sei condanne in Appello
Le accuse contestate a vario titolo agli imputati sono corruzione, falso ideologico, tentata invasione di edifici e accesso abusivo a sistema informatico. Un 45enne di Fisciano ha visto ridimensionata la sua pena a un anno di reclusione con l’assoluzione dal reato di associazione a delinquere. In primo grado, altri 16 imputati avevano definito le proprie posizioni con riti alternativi, tra patteggiamenti e abbreviati.
L’inchiesta scattò dopo l’arresto, a Mercato San Severino, di un funzionario dell’ACER (Agenzia Campana Edilizia Residenziale) sorpreso mentre riceveva una tangente di 1.500 euro da una coppia in cambio dell’assegnazione di un’abitazione. Da quel momento le indagini si ampliarono, coinvolgendo un responsabile dell’Unità Operativa Complessa Inquilinato dell’ACER, un ex dipendente dell’IACP di Salerno e un intermediario, ritenuti parte integrante di un sistema di compravendita illecita di case popolari.
Secondo gli investigatori, per ottenere un alloggio si pagavano somme variabili tra i 2mila e i 4mila euro. Le mazzette venivano versate non solo per occupare abusivamente gli immobili, ma anche per estinguere morosità pregresse, regolarizzare situazioni debitorie o alterare la documentazione necessaria all’assegnazione. Tutto questo, a beneficio di soggetti privi di requisiti previsti dalla legge. In alcuni casi, il prezzo di accesso agli immobili sfiorava cifre ben più elevate: come nel caso di un tentativo di compravendita per un alloggio a Minori, per il quale vennero richiesti 30mila euro.
Tra gli episodi più significativi, il caso di un 58enne salernitano che avrebbe pagato 4.000 euro per entrare in un appartamento senza alcuna determina dirigenziale e con un debito di morosità di circa 36mila euro, che venne annullato grazie alla complicità dei funzionari corrotti.