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Aliberti rivela: “Quando comprai Gattuso ai Rangers, a tavola con noi c’era Sean Connery. Un vero 007 all’affare”

Aliberti rivela: “Quando comprai Gattuso ai Rangers, a tavola con noi c’era Sean Connery. Un vero 007 all’affare”

Gattuso ai tempi della Salernitana

Grinta, determinazione e senso di appartenenza. Sono i tratti distintivi di Gennaro Gattuso, calabrese di Corigliano, classe 1978, che prima di diventare simbolo del Milan e campione del mondo nel 2006, ha indossato la maglia della Salernitana nella stagione 1998-1999. Una parentesi breve ma intensa, che l’allora presidente Aniello Aliberti ricorda con affetto e ammirazione: «La prima volta che lo incontrai mi disse: “Presidente, riportami in Italia e non te ne pentirai”. Non era in campo, ma aveva già quello sguardo fiero, da combattente» ha svelato l’ex patron granata in una intervista al Corriere del Mezzogiorno.

Aliberti rivela: “Quando comprai Gattuso ai Rangers c’era Sean Connery”

Fu il direttore sportivo Peppino Pavone a insistere per portarlo in granata, dopo l’esperienza in Scozia ai Glasgow Rangers. «Pavone stravedeva per lui – racconta Aliberti –. Lo vedemmo giocare con l’Under 21 e capimmo subito che aveva qualcosa di diverso. Parlammo con lui quella sera stessa, e la voglia di tornare in Italia era fortissima». La trattativa si concluse in Scozia, con una curiosità da film: «A firmare l’accordo andò mio cugino Michele. Durante la cena con la dirigenza dei Rangers, al tavolo c’era anche Sean Connery. Un agente segreto vero, e che agente: proprio 007!».

A Salerno, Gattuso conquistò subito lo spogliatoio e la tifoseria. «Era un ragazzo orgoglioso, fiero, con un carattere d’acciaio – ricorda l’ex presidente –. Lo prendevamo in giro per i suoi piedi “di marmitta”, ma sul campo era imbattibile. In allenamento e in partita non mollava mai, neppure davanti ai campioni. Ricordo una sfida con la Juventus: contro Davids non fece un passo indietro, e lo mise in chiaro già nel primo tempo».

La stagione si concluse con la retrocessione, ma per Gattuso fu il trampolino verso una carriera straordinaria. «Il Milan lo seguiva da tempo – spiega Aliberti –. Galliani e Braida chiusero la trattativa senza troppa resistenza. Dopo la cessione mi chiamò per dirmi: “Se qualcuno della mia famiglia si presenta a chiedere soldi, non gli credete: ho già sistemato tutto io”. Un ragazzo schietto, genuino, di parola».

Oggi, a distanza di oltre venticinque anni, Gattuso è alla guida della Nazionale italiana, chiamato a ridare identità e forza agli Azzurri. «Non mi stupisce – ammette Aliberti –. Da calciatore ha sempre sopperito con la grinta a qualsiasi limite tecnico, e da allenatore ha fatto la vera gavetta. Ha il polso dello spogliatoio, sa gestire gli uomini, ha carisma. Mi auguro che riporti l’Italia ai Mondiali».

Anche chi lo ha conosciuto da vicino, come Ighli Vannucchi, suo ex compagno alla Salernitana, ne riconosce il valore umano e sportivo. E Aliberti conclude con una certezza: «Gattuso è uno che non si arrende, non lo ha mai fatto. È l’uomo giusto per riaccendere l’orgoglio azzurro».

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