EasyJet lascia l’aeroporto di Salerno e Domenico De Rosa (SMET) avverte: senza una strategia chiara lo scalo rischia di perdere il suo ruolo nel Mezzogiorno.
Aeroporto di Salerno, l’allarme di De Rosa (SMET)
Il recente disimpegno di EasyJet sullo scalo di Pontecagnano continua ad alimentare interrogativi sul futuro dell’aeroporto Salerno–Costa d’Amalfi. A commentare la situazione è il cav. Domenico De Rosa, imprenditore salernitano e CEO del Gruppo Smet.
La cancellazione del collegamento Salerno–Milano Malpensa, spiega, rappresenta un segnale allarmante: non si tratta di una tratta qualunque, ma di un collegamento con uno dei principali hub nazionali. L’interruzione di una rotta tanto importante, a pochi mesi dall’avvio, indica che il progetto complessivo dello scalo presenta criticità evidenti.
Lo scalo dovrebbe servire un’area enorme
Secondo De Rosa, il problema va oltre la scelta del singolo vettore. Lo scalo dovrebbe servire un’area enorme – dal Sud di Napoli al Cilento, dall’Irpinia a parte di Basilicata e Calabria tirrenica – e intercettare quindi un bacino vastissimo. Tuttavia, l’aeroporto viene percepito come poco affidabile: aperture e chiusure rapide delle rotte, infrastrutture non ancora completate e collegamenti terrestri insufficienti scoraggiano il mercato.
Le numerose posizioni critiche di imprenditori, albergatori e associazioni confermerebbero una preoccupazione diffusa. Per De Rosa, mancano risposte chiare su alcuni punti chiave: chi definisce realmente la strategia dello scalo, quale relazione si immagina con l’aeroporto di Napoli e quali sono tempi e priorità delle opere necessarie. In assenza di indicazioni trasparenti, aggiunge, nemmeno i vettori possono sentirsi garantiti.
Tre, in particolare, secondo l’imprenditore, sono gli errori di questa fase: un eccesso di comunicazione a fronte di una strategia debole; l’assenza di un quadro organico che vincoli rotte e pianificazioni per più anni; e la scarsa integrazione con i territori limitrofi, che rendono difficile raggiungere l’aeroporto a chi proviene da Cilento, Irpinia, Basilicata o Calabria.
Le conseguenze non sono marginali: un aeroporto funzionante, sottolinea De Rosa, rappresenta un fattore determinante per la competitività delle imprese, la crescita turistica e le opportunità occupazionali. Se raggiungere lo scalo richiede troppe combinazioni, molti operatori preferiranno altre destinazioni. Allo stesso modo, minori rotte dirette significano meno visitatori e un indebolimento delle filiere economiche collegate.
Per invertire la rotta, De Rosa individua tre interventi prioritari: la creazione di un tavolo stabile con istituzioni, enti locali, imprese e settore turistico; la definizione di un piano industriale di medio-lungo termine con rotte strutturali e accordi pluriennali vincolati a continuità e performance; e un potenziamento dei collegamenti a terra insieme a un marketing territoriale coordinato.
In chiusura, l’appello alla politica è netto: l’aeroporto di Salerno–Costa d’Amalfi deve essere considerato a tutti gli effetti un’infrastruttura strategica del Mezzogiorno e non un semplice strumento di comunicazione. Senza una governance chiara e scelte coraggiose, avverte De Rosa, i vettori continueranno ad alternarsi senza stabilità. Ma, conclude, c’è ancora tempo per cambiare rotta e trasformare Salerno in una vera porta d’accesso per Campania, Basilicata e Calabria, evitando che diventi l’ennesima occasione mancata.








