Nel dibattito sull’infrastruttura aeroportuale in Campania, il tema del rafforzamento dello scalo civile di Aeroporto di Grazzanise ha riacceso le tensioni politiche e strategiche tra centri di potere e territori. L’area interessata vede infatti, nel raggio di circa ottanta chilometri, la presenza di tre scali aeroportuali — Grazzanise, Aeroporto di Napoli‑Capodichino e Aeroporto di Salerno Costa d’Amalfi — configurando uno scenario competitivo e complesso per la pianificazione futura.
Aeroporti di Salerno e Grazzanise, la “battaglia dei cieli”
Secondo la ricostruzione raccolta dalle cronache regionali, il progetto di rendere operativo lo scalo di Grazzanise in chiave civile (oltre che militare) viene spinto soprattutto dai rappresentanti del centrodestra, in particolare dall’onorevole Edmondo Cirielli. Questi ha più volte affermato che la sua linea strategica punta a dislocare parte del traffico aereo da Capodichino verso un modello disperso e complementare, basato su almeno tre aeroporti nell’area: Napoli, Salerno e Grazzanise.
Dall’altro lato, il presidente della regione, Roberto Fico, si è mostrato più cauto, parlando al momento solo di un’apertura «tattica» per Grazzanise in chiave logistica, limitando l’idea di uno scalo passeggeri al rilancio della struttura in chiave merci e supporto alla mobilità regionale.
Le ragioni dell’interesse
La centralità geografica di Grazzanise lo pone come potenziale hub alternativo a Capodichino, intendendo alleviare la pressione su Napoli, guida dell’aeroporto principale della regione.
Il nodo degli ottanta chilometri circa tra tre aeroporti suggerisce una sovrapposizione di bacini d’utenza e una forte concorrenza tra gli scali per attrarre traffico civile. La territorializzazione delle infrastrutture: il sostegno politico appare legato anche agli interessi economici e strategici locali, in vista di sviluppo turistico, logistica e mobilità.
Le criticità e le opposizioni
L’attivazione di Grazzanise come scalo civile richiede investimenti ingenti, accordi tra enti militari e civili, nonché una chiara strategia di traffico e concorrenza tra gli aeroporti campani.
Il timore che l’iniziativa possa generare «guerre tra scali», dove il potenziamento di uno penalizzi un altro, alimentando rivalità territoriali anziché cooperazione.








