Dopo oltre sessant’anni di attività e anni di chiusura, il chiosco dei giornali di Corso Vittorio Emanuele sarà demolito. La struttura, ormai fatiscente, è stata oggetto di numerosi esposti da parte di residenti e commercianti che ne segnalavano lo stato di degrado. Si chiude così una pagina storica per generazioni di salernitani, che per decenni hanno fatto tappa al chiosco gestito da Pietro Carini, per tutti “Pierino”, scomparso nel 2013 come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.
Salerno, addio al chiosco di Pierino: sarà demolito
Il chiosco, situato all’angolo con traversa Bove, è stato per lungo tempo punto di riferimento per chi frequentava il centro cittadino. Alla morte di Carini, l’attività è stata portata avanti dalla moglie Maria De Sio e dai figli Lina, Alessandro, Marcella e dalla nipote Lucia, fino alla chiusura definitiva durante la pandemia. Da allora è iniziato un contenzioso tra gli eredi e il Comune: i familiari chiedevano di poter rilevare o cedere la licenza per mantenere viva l’attività paterna, mentre da Palazzo di Città è arrivato il diniego per il mancato rispetto delle procedure.
Secondo l’amministrazione, la comunicazione di subingresso per successione testamentaria è stata presentata solo nel marzo 2024, oltre dieci anni dopo la morte del titolare. Le richieste precedenti erano state archiviate per carenze nella documentazione fiscale prevista dal regolamento comunale. Nel frattempo, sopralluoghi della polizia municipale hanno accertato il grave stato di degrado della struttura, confermando l’urgenza di un intervento.
Le proteste degli eredi
La famiglia Carini contesta la decisione: «Il Comune – denuncia Lina Carini – ha emesso l’ordine di demolizione, ma il Suap non ci ha mai consentito di trasferire regolarmente la licenza, né a nostra madre né a noi figli. Così non abbiamo potuto né continuare né cedere l’attività. Si preferisce cancellare un pezzo di memoria storica invece di ridare vita a una delle poche edicole rimaste».
Il consigliere comunale Rino Avella aveva già sollevato il caso, segnalando le condizioni di degrado del manufatto, ridotto a ricettacolo di immondizia e rifugio per senza fissa dimora. Anche l’assessore all’Urbanistica Dario Loffredo ha ribadito la linea dell’amministrazione: «Se le procedure non sono state rispettate, non possiamo fare altro. L’obiettivo è riqualificare il Corso e procedere con il nuovo arredo urbano».
Gli eredi avevano manifestato, già nel 2019, l’intenzione di chiudere il chiosco, denunciando la crisi del settore editoriale, ma negli ultimi anni avevano valutato un rilancio, anche con nuove formule come punto informativo o spazio di aggregazione. Con l’ordine di demolizione, però, la prospettiva sembra definitivamente tramontata, sancendo la fine di uno dei simboli storici della città.