Circa 84 accessi abusivi alla banca dati tributaria del Comune di Cava de’ Tirreni, tra il 2022 e il 2024. La commissione consiliare approva la relazione finale, ma l’opposizione denuncia violazioni di regolamento. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Cava de’ Tirreni, 84 accessi abusivi ai dati tributari: la vicenda infiamma il consiglio comunale
Restano forti tensioni politiche a Cava de’ Tirreni dopo la scoperta di 84 accessi non autorizzati alla banca dati tributaria del Comune, effettuati tra il 2022 e il 2024 da Stefano Cicalese, già fuori dal ruolo di Dirigente del Settore Tributi. Secondo quanto emerso, l’ex dirigente avrebbe continuato a consultare dati personali di amministratori, professionisti e cittadini senza giustificazioni di servizio, sfruttando autorizzazioni che non erano state disattivate nonostante le richieste. La vicenda era stata inizialmente segnalata dal dirigente Francesco Sorrentino tramite una Pec inviata dopo il suo licenziamento.
Commissione consiliare e polemiche
Martedì scorso si è riunita la commissione consiliare controllo e garanzia che, con i soli voti dell’opposizione, ha approvato la relazione finale sull’indagine. Nel documento, si evidenziano gravi responsabilità della società fornitrice del software gestionale, accusata di aver ritardato la disattivazione delle utenze e di non aver fornito adeguato supporto per tracciare gli accessi.
Critiche sono state mosse anche alla gestione del procedimento disciplinare interno, che ha preso in esame solo due dei numerosi accessi contestati, archiviando così parzialmente il caso. La relazione invita pertanto l’amministrazione a risolvere immediatamente il contratto con la società fornitrice e a aprire un procedimento disciplinare nei confronti dei membri dell’Ufficio Procedimenti Disciplinari coinvolti.
Il contrattacco della maggioranza
I consiglieri comunali di Partito Democratico, Cava ci Appartiene Democratici e Azione hanno contestato la validità della commissione, denunciando una violazione del regolamento consiliare. Secondo loro, è stata forzata la messa ai voti di una relazione che «esorbita dalle competenze previste» e contiene «valutazioni soggettive e non pertinenti». La questione resta così aperta, con il clima politico che si surriscalda attorno alla gestione dei dati personali e alle responsabilità interne.