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Scontri dopo l’apertura delle Fonderie Pisano, il sindaco di Salerno: “Vadino in un luogo che non dia fastidio a nessuno”

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Fonderie Pisano
Fonderie Pisano

Proseguono gli scontri a Salerno dopo la richiesta di Ciro Pisano, manager delle omonime fonderie, ad essere accompagnati – dal primo cittadino e dall’amministrazione comunale – nella ricerca di un sito in cui delocalizzare l’impianto di Fratte. Lo riporta l’edizione odierna de Il Mattino. 

Scontri dopo l’apertura delle Fonderie Pisano, il sindaco di Salerno: “Vadino in un luogo che non dia fastidio a nessuno”

«Mi aspetto che le Fonderie Pisano se ne vadano da dove sono e si dislochino rapidamente e, auspicabilmente, in un luogo che non dia fastidio a nessuno», dichiara il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli. Che aggiunge: «Mi aspetto che verifichino la possibilità di riqualificazione dell’area, non è che se ne vanno e lasciano le cose così». Poche parole, che nulla aggiungono alle frasi già più volte pronunciate dal primo cittadino e rimaste finora senza conseguenze. Più chiaro il presidente della commissione Ambiente, ideatore del tavolo tecnico sulle Fonderie Pisano, Arturo Iannelli:

Sulla vicenda è intervenuto anche Arturo Iannelli, presidente della commissione Ambiente, ideatore del tavolo tecnico sulle Fonderie Pisano. «Non possiamo sottrarci a un’eventuale collaborazione stretta con i Pisano per risolvere il problema – afferma – La sentenza della Cedu ottenuta dal comitato, l’apertura dei Pisano, il lavoro del tavolo tecnico sono tutti elementi che ci fanno pensare che ci stiamo avviando a risolvere questo annoso problema. Ora – continua – non dobbiamo perdere l’occasione: i Pisano non hanno più scelta e noi non possiamo far finta di niente. L’aiuto che cercano glielo dobbiamo dare con ogni strumento possibile. Ci dobbiamo mettere la faccia, la testa e il cuore per risolvere definitivamente questa questione».

La posizione del comitato

Dura la posizione di Lorenzo Forte e dell’associazione Salute e vita. «La sentenza non deve rimanere una mera enunciazione di principio – afferma Andrea Saccucci legale dello studio internazionale Saccucci & Partners – Intendiamo agire con due piani: il primo e più immediato è quello di cercare di ottenere un riesame del caso da parte della Grande Camera della corte europea, che è il collegio più ampio e autorevole della corte».

«Questo caso offre la possibilità alla Corte di precisare meglio quanto i diritti fondamentali debbano essere applicati nel contesto di fenomeni di grave inquinamento industriale. Secondo noi – spiega l’avvocato – quando ci sono accertati effetti nocivi per la salute, indipendentemente dalla riconducibilità di singole patologie a fenomeni inquinanti, devono scattare gli obblighi più stringenti di tutela della vita e non solo alla vita privata. Questo porterebbe conseguenze anche sul piano della riparazione, perché una violazione del diritto alla vita chiama una qualche forma di risarcimento almeno di tipo morale».

Il secondo piano, poi, «è quello di valutare attentamente se i ricorrenti, a livello interno, possano promuovere azioni nei confronti dei soggetti responsabili di questa situazione, al fine di ottenere una riparazione pecuniaria di tipo risarcitoria. Il Governo italiano dovrà fornire un piano d’azione per dare corso alla sentenza con delle soluzioni»

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