Come riportato dal quotidiano Il Mattino in un’intervista esclusiva realizzata da Pasquale Tallarino, il presidente della Salernitana Maurizio Milan traccia un bilancio dell’anno appena trascorso e illustra i progetti per la ripartenza del club dalla Serie C, dopo due retrocessioni consecutive.
Salernitana, la promessa del presidente Milan sul mercato
«Il lascito è dare spazio a nuove energie e persone che affiancano il club totalmente rifondato per la parte sportiva e parzialmente nell’area manageriale. Sono in totale sintonia con l’ad Pagano. Ci sono stati chiacchiericci di dissidi: non è così. Unità d’intenti su tutto. Dare rinnovamento e lasciare autonomia, in questo percorso di rinnovamento: ecco la nostra eredità. La lezione del passato imparata – è affidare l’area sportiva a persone esperte della categoria nella quale si milita. Qui a Salerno, le sperimentazioni non vanno bene. Faremo di tutto per salire di categoria».
Sul mercato invernale e sulle strategie di rinforzo Milan dichiara: «Assolutamente. Questa squadra sarà puntellata da titolari: non faremo innesti di giocatori non pronti a gennaio. La Salernitana lotterà fino alla fine per la B. Ovviamente ne passa una e poi ci sono i playoff. Noi puntiamo al massimo e poi si vede: la rinforziamo per arrivare fino in fondo».
Il presidente affronta anche le polemiche legate all’ex ds Petrachi: «Molto dispiaciuto. Sono deluso dal suo inciso che ho trovato fuori luogo. Ha detto che non c’erano i presupposti e che è stato scelto dalla Brera Holdings. Non è così. Brera, la scorsa estate, era uno degli interlocutori per un ingresso come socio sottolineo di minoranza. Stoppammo subito il discorso a luglio. L’ex ds si presentò con promesse importanti e con l’obiettivo di ridurre i costi. Aveva ben presente la situazione che doveva affrontare. Per onestà intellettuale, gli dissi anche che stavo dialogando con Brera Holdings, ma non c’entra nella designazione del ds».
Sulla gestione economica delle operazioni sportive spiega: «Dia, Tchaouna, Iannone e Bohinen erano stati ceduti dal sottoscritto, prima che lui arrivasse. La vendita sua, quindi le operazioni che ha portato a termine, è stata di 10 milioni e 750mila euro. Per queste operazioni targate Petrachi, abbiamo pagato 600mila euro di commissioni. A causa della retrocessione in B abbiamo avuto svalutazione di cartellini per 3.5 milioni. Ci sono state, invece, plusvalenze per 1.9 milioni. Sono stati risparmiati stipendi per 13.5 milioni. Petrachi ha effettuato 20 operazioni: 10 definitive e 10 a titolo temporaneo. Per nessuna c’è stata intromissione, invasione di ruoli. I prezzi di acquisto sono stati 3 milioni e 650mila euro. Incentivi all’esodo per 1.2 milioni. Intermediazioni per gli acquisti 1 milione e 560mila euro. Gli emolumenti riconosciuti ai calciatori sono stati 19 milioni. Di questi 19, però, 2.5 milioni sono stati dati allo staff tecnico che né io né il patron Iervolino abbiamo imposto, piuttosto accolto. Nessuno ha interferito sull’esonero di Martusciello e sulla scelta di Colantuono. Per stipendi, eravamo posizionati al 3° posto nel ranking di B. Sento dire che c’è stata interferenza. Sento dire che “questa è storia”. Beh, dico che è una brutta storia, manipolata. Sarà possibile riscontrarlo leggendo i bilanci, che sono pubblici. Certo, se ci mettiamo dentro Dia e compagnia, i numeri sono diversi».
Milan sottolinea l’impegno della proprietà: «Bisogna contestualizzare. “Subire”, perché Petrachi aveva un carattere irruento e su alcune trattative non c’era dialogo. A differenza di quanto avviene con Faggiano. Non c’è intromissione, sia chiaro. Adesso c’è, però, una partecipazione intesa come spiegazioni su alcune scelte: perché prendo attaccante x anziché y. Faggiano affianca, è dentro il club, è vicino all’allenatore, vive con la squadra, è dentro le dinamiche».
Sulla gestione dei direttori sportivi e dei rapporti con allenatori aggiunge: «Non siamo brucia-direttori. Abbiamo cambiato il secondo Sabatini perché c’era anche un problema di salute. Durante il primo Sabatini, c’è stata una parentesi di litigiosità resa anche pubblica dentro una storia bella e intensa, forse unica in Italia. De Sanctis, ds troppo giovane, ha forse pagato l’inesperienza. Con Petrachi volevamo dare uno scossone. L’intento della proprietà è sempre benevolo e non speculativo. Prova ne è l’immissione di 140 milioni versati nel club, durante tutta la gestione».









