La giornalista Irina Slavina, direttrice di Koza Press, piccolo sito web d’informazione, si è data fuoco ieri a Nizhniy Novgorod, in Russia. La donna, prima di morire, ha scritto un post su Facebook in cui afferma che la “responsabilità” è della Federazione russa. La vicenda fa intuire la difficile situazione della stampa in Russia.
Suicidio Irina Slavina: qualche giorno fa la perquisizione a casa della giornalista
Slavina si è data fuoco mentre era seduta su una panchina di fronte a un ufficio del ministero degli Esteri, una persona li vicino ha cercato invano di spegnere le fiamme, ma la giornalista ha più volte rifiutato l’aiuto.
Secondo quanto racconta la Bbc, la giornalista aveva dichiarato che la polizia aveva fatto un’irruzione all’interno della sua abitazione per cercare del materiale collegato al gruppo pro-democratico Open Russia, fondato dall’ex uomo di affari e oppositore del presidente Putin, Mikhail Khodorkovsky. Alla giornalista era stato sequestrato il computer.
Il Comitato investigativo, però, aveva negato che ci fosse una correlazione tra la morte di Slavina e la perquisizione avvenuta negli scorsi giorni, ritenendo invece la giornalista fosse solo una testimone del caso: “Né una sospettata, né un’accusata“.