Cronaca Salerno, Salerno

Ronde notturne e ossessione di controllo: condanna confermata per l’imprenditore ebolitano

Foto di repertorio

Come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola, la Corte d’appello di Salerno ha confermato integralmente la sentenza di primo grado nei confronti di un imprenditore 49enne, accusato di una lunga serie di comportamenti persecutori, molestie e aggressioni ai danni dell’ex compagna. L’uomo, già condannato, ha visto respinto il ricorso presentato dalla difesa, vedendosi riconfermare la pena a due anni e quattro mesi di reclusione.

Ronde notturne e ossessione di controllo: condanna confermata

La vicenda si colloca tra il 2018 e il 2020 e ha come teatro il comune di Eboli. La denuncia della donna – assistita dall’avvocato Antonello Coppola – consentì agli investigatori di ricostruire un quadro definito dai giudici «coerente» con le risultanze probatorie già emerse nel primo grado. La Corte, nel motivare il rigetto dell’appello, ha evidenziato l’assenza di elementi idonei a rimettere in discussione il precedente giudizio.

Secondo l’impianto accusatorio confermato dai giudici, l’uomo avrebbe adottato per anni condotte oppressive e violente, tali da alterare profondamente la quotidianità della vittima. Durante la relazione, il comportamento dell’uomo sarebbe diventato sempre più aggressivo, inducendo la compagna a temere per la propria sicurezza fino a modificare abitudini, limitare gli spostamenti e, infine, trasferirsi altrove per evitare ulteriori incontri.

Gli episodi contestati sono numerosi: messaggi continui, controlli costanti, videochiamate ripetute, appostamenti notturni nei pressi dell’abitazione, presentazioni improvvise sul luogo di lavoro. Non mancarono episodi plateali, come le suonate di clacson all’alba per attirare l’attenzione della donna e costringerla ad aprire la porta. La gelosia, indicata come movente delle condotte, avrebbe alimentato un clima di tensione culminato in più aggressioni fisiche: almeno quattro, secondo i certificati medici acquisiti agli atti. In una di queste occasioni la donna riportò una frattura, con prognosi di trenta giorni.

La Corte d’appello ha ribadito la piena attendibilità della vittima, definendola priva di intenti calunniatori e coerente nelle deposizioni. Le numerose condotte descritte, giudicate «moleste, minacciose e violente», avrebbero determinato nella donna una condizione di marcata prostrazione psicologica, incidendo gravemente sulla sua vita quotidiana. Con la decisione di secondo grado, il quadro accusatorio risulta dunque confermato senza modifiche.

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