Cronaca

Riforma avvocati 2025, cosa cambia con il via libera del nuovo ddl: torna il giuramento, esame annuale e riabilitazione dopo la prima sanzione

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Riforma avvocati 2025: via libera al nuovo ddl che introduce giuramento davanti al giudice, esame di Stato annuale, riabilitazione dopo la prima sanzione e nuove regole su compensi e incompatibilità.

Riforma avvocati 2025: giuramento, esame di Stato annuale e nuove regole

Cambiano le regole per l’accesso e l’esercizio della professione forense. Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge delega per il nuovo ordinamento forense, che introduce una serie di novità per gli avvocati italiani.

Le principali novità

Il testo prevede il ritorno del giuramento davanti al giudice, il rafforzamento della disciplina del segreto professionale e la possibilità di riabilitazione per gli avvocati sanzionati (esclusi i radiati), concessa però una sola volta. Per le infrazioni di lieve entità, invece, verrà introdotto un rito disciplinare semplificato. Confermata l’obbligatorietà di una polizza assicurativa per la responsabilità civile, con massimali aggiornati ogni cinque anni dal Ministero della Giustizia.

Esame di Stato e tirocini

Novità anche per l’accesso alla professione: l’esame di abilitazione si terrà una sola volta l’anno, articolato in due prove scritte e una orale.

Equo compenso e compensi liberi

Il ddl interviene anche sul tema dei compensi: sarà possibile una libera pattuizione tra cliente e professionista, nel rispetto della normativa sull’equo compenso, che dovrà essere proporzionato alla qualità e quantità della prestazione. In assenza di accordo scritto, i parametri saranno fissati ogni due anni dal Ministero della Giustizia su proposta del Consiglio Nazionale Forense.

Professione in forma collettiva

L’attività potrà essere esercitata anche tramite associazioni, reti professionali o società tra avvocati, ma la responsabilità dell’incarico resterà personale e illimitata per ogni professionista coinvolto.

Incompatibilità e attività ammesse

Il ddl elenca le attività incompatibili con l’avvocatura, come quella notarile, il lavoro subordinato continuativo e l’attività imprenditoriale.
Restano compatibili invece attività culturali, scientifiche, letterarie, artistiche e l’esercizio della professione di dottore commercialista. Ammessa anche la possibilità di ricoprire incarichi negli organi di società di capitali o enti pubblici e privati.

Formazione continua

L’obbligo di formazione sarà vincolante, con sospensione dall’albo in caso di inadempienza. Esclusi dall’obbligo i professori universitari e gli avvocati che ricoprono alte cariche istituzionali.

I dati sulla professione

Secondo l’ultimo rapporto Censis, realizzato con Cassa Forense, in Italia esercitano la professione 233mila avvocati (124mila uomini e 109.300 donne). Nonostante un lieve aumento dei redditi (+6,8% dal 2022), oltre il 60% lamenta guadagni insufficienti e un terzo valuta di lasciare la professione. In calo anche le immatricolazioni a Giurisprudenza, dimezzate in 15 anni.

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