Cronaca Salerno, Salerno

Prostituzione nei centri massaggi di Salerno e Scafati: in quattro a processo

Centro massaggi a luci rosse, blitz a Capaccio Paestum
Foto di repertorio

La Procura della Repubblica di Nocera Inferiore ha disposto il giudizio immediato per quattro persone coinvolte in un’inchiesta su un presunto giro di prostituzione all’interno di due centri massaggi situati rispettivamente a Scafati e nel rione Carmine di Salerno come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola.

Gli imputati sono accusati, a vario titolo e in concorso tra loro, di sfruttamento della prostituzione. Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza, i due centri avrebbero mascherato le reali attività dietro la copertura di massaggi pubblicizzati online.

Prostituzione nei centri massaggi di Salerno e Scafati, via al processo

Tra gli indagati figurano una coppia di coniugi residenti a Pompei, ritenuti i gestori effettivi delle due strutture, una donna residente a Salerno, impiegata con funzioni da segretaria, e un uomo della provincia di Napoli. L’indagine, avviata a partire da febbraio 2024, è scaturita dalla segnalazione di un cittadino che aveva notato movimenti sospetti nei pressi di un centro massaggi di Scafati. La denuncia ha portato le fiamme gialle ad avviare una serie di servizi di osservazione, appostamenti e pedinamenti.

Gli investigatori hanno quindi ricostruito l’attività illecita svolta all’interno dei due centri, documentando – anche attraverso l’installazione di telecamere nascoste – un flusso costante di clienti e la presenza di sei donne italiane che, secondo gli accertamenti, si sarebbero prostituite nei locali. Le prestazioni sessuali, stando alle risultanze investigative, venivano proposte come “servizi aggiuntivi” a massaggi pubblicizzati su internet. Le tariffe partivano da 100 euro e potevano salire in base al tipo di prestazione.

Nel corso delle perquisizioni, i finanzieri hanno sequestrato denaro contante – circa 3.000 euro conservati in una cassaforte – dispositivi informatici e telefoni cellulari, poi sottoposti ad approfonditi accertamenti tecnici. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore Maria Teresa Miraglia.

In una prima fase, il giudice per le indagini preliminari aveva disposto per alcuni degli indagati l’obbligo di firma presso la polizia giudiziaria. Successivamente, su richiesta della Procura e dopo il ricorso al Tribunale del Riesame, furono applicati per alcuni soggetti anche gli arresti domiciliari.

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