Dopo i recenti aumenti, il prezzo del petrolio torna sotto la lente dei mercati. Sanzioni USA, Cina e produzione globale influenzeranno l’andamento dei prossimi mesi.
Petrolio, aumenti temporanei: prezzi sotto osservazione tra sanzioni e produzione globale
Dopo il recente balzo dei prezzi, il petrolio torna sotto osservazione sui mercati internazionali. Il Wti ha raggiunto 61,2 dollari al barile, mentre il Brent ha toccato i 65,2 dollari, segnando un rimbalzo settimanale del 7%, innescato dalle nuove sanzioni americane contro le compagnie russe. Tuttavia, secondo gli analisti, i rialzi potrebbero essere temporanei e destinati a riassorbirsi nel breve periodo.
L’andamento futuro dipenderà anche dai negoziati tra Stati Uniti e Cina: Pechino, grande acquirente di greggio russo, potrebbe essere colpita da restrizioni se continuerà gli acquisti, con possibili effetti sull’intero mercato energetico. Goldman Sachs stima che le sanzioni su Rosneft e Lukoil possano spingere temporaneamente i prezzi fino a 85 dollari al barile, ma le previsioni per il 2026 restano tra i 52 e i 56 dollari, grazie a esenzioni, meccanismi di aggiramento e possibile aumento della produzione Opec.
In evidenza anche il ruolo del Brasile: Petrobras ha registrato esportazioni record nel terzo trimestre, con 814mila barili al giorno, in crescita del 36% rispetto all’anno precedente, principalmente verso la Cina. Sul fronte globale, la nuova raffineria nigeriana Dangote punta a diventare la più grande del mondo, portando la capacità produttiva da 610mila a 1,4 milioni di barili al giorno.
In Europa, le compagnie energetiche osservano con cautela l’evoluzione delle sanzioni statunitensi. Francesco Gattei, Chief Transition & Financial Officer di Eni, ha dichiarato: «Non ci aspettiamo impatti materiali sulle nostre operazioni in corso, dato il limitato coinvolgimento diretto con Lukoil e Rosneft».








