Per continuare a proteggersi contro il Covid servirà una terza dose di vaccino. Perché e quando andrà fatta la terza dose? Mentre la campagna vaccinale in Italia si rafforza, il commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliulo pensa già a come organizzare la profilassi per il 2022.
Perché e quando andrà fatta la terza dose del vaccino contro il Covid
L’obiettivo è quello di vaccinare entro settembre l’80% della popolazione, 54,3 milioni di italiani, 12-15enni compresi. E l‘immunità di gregge è un traguardo che si comincia ad avvistare e che potrebbe diventare realtà molto presto in alcune regioni: la Campania il 20 agosto, mentre la media nazionale è fissata intorno al 31. Abruzzo e Lombardia il 24, la Puglia il 26, il Molise il 29, il Lazio il 30. Tutte le altre a settembre.
Ma per completare l’immunizzazione “potrebbe essere necessaria almeno un’ulteriore dose”, come ha ammesso anche ieri il commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo. Ovvero la terza per i vaccini che prevedono il richiamo o la seconda per i monodose come Janssen di Johnson & Johnson.
Perché e quando andrà fatta la terza dose del vaccino
La terza (o seconda) dose sarà da somministrare quando l’effetto del primo ciclo, probabilmente a fine anno per i primi immunizzati, andrà calando. E richiederà un richiamo con i nuovi vaccini a quel punto già resettati in modalità anti varianti. Ma a cosa serve la terza dose del vaccino contro il Coronavirus e quando andrà fatta? Tutto parte dal problema della durata dell’immunizzazione. Ad oggi nessuno può dire con certezza per quanto tempo la protezione sarà valida anche se, spiega oggi il Corriere della Sera, gli studi di fase 3 iniziati 8-9 mesi fa ci dicono che le persone vaccinate sono ancora protette e che in Gran Bretagna e in Israele, dove le vaccinazioni sono iniziate a dicembre, la protezione data dalle prime vaccinazioni è ancora valida.
Quali vaccini potranno richiedere la terza dose e quali no?
Quali vaccini potranno richiedere la terza dose e quali no? La risposta ad oggi è impossibile. E quindi, come spiega Sergio Abrignani, immunologo dell’Università degli Studi di Milano, “bisogna tenere conto che molti vaccini in uso sono prodotti su cui non c’è esperienza: i farmaci a Rna messaggero (come quelli di Pfizer e Moderna) non esistevano prima, i vaccini a vettore virale (come AstraZeneca e Johnson &Johnson) esistevano, ma non erano mai stati usati in modo estensivo per vaccinare intere popolazioni. Non sappiamo se una tipologia di vaccino fornirà una memoria più duratura rispetto a un’altra”.
Ad oggi per la terza dose si immagina un orizzonte temporale che varia dai 6 ai 9 mesi fino a un massimo di dodici. Nicola Coppola, ordinario di malattie infettive e direttore della divisione al Policlinico Vanvitelli di Napoli, dice oggi al Mattino che già a settembre il tema potrebbe finire sul tavolo del commissario perché saranno trascorsi nove mesi dalla prima dose somministrata a medici e personale sanitario. Anche secondo Anthony Fauci un richiamo dei vaccini sarà necessario entro 12 mesi.
Il commento del commissario Figliulo
Mi preme rilevare – ha ribadito – l’importanza della pianificazione che è alla base della sostenibilità della campagna vaccinale“. “Ad oggi – ha precisato il generale Figliuolo – non è definita la durata della protezione del vaccino: la maggior parte degli scienziati crede che possa essere di circa un anno, ed è chiaro che sulla base di questa stima dobbiamo organizzarci per fare i richiami”.