Un documento inedito, pubblicato da Il Tempo e datato 10 febbraio 2017, rivela una intercettazione shock dei carabinieri che registra una conversazione tra Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, e suo padre.
Omicidio di Chiara Poggi, l’intercettazione shock di Sempio
“Abbiamo fatto un errore, perché io ho affermato che lo scontrino era stato trovato dopo il mio interrogatorio, mentre tu hai detto che l’abbiamo trovato prima. Io ho sostenuto che l’abbiamo rinvenuto dopo essere stati interrogati, già la prima volta… Ero stato ascoltato e poi l’abbiamo trovato”. Queste sono le parole di Andrea Sempio, il 36enne nuovamente indagato per l’omicidio di Garlasco, estratte da un’intercettazione inedita pubblicata dal quotidiano Il Tempo. L’audio, registrato alle 19:05:45 del 10 febbraio 2017, è un’intercettazione ambientale dei carabinieri che, subito dopo l’interrogatorio di garanzia dell’inchiesta poi archiviata, hanno ascoltato la famiglia discutere su alcune discrepanze, per le quali i magistrati avevano chiesto chiarimenti a Sempio. Il 36enne sta discutendo con il padre riguardo alle versioni discordanti sull’alibi fornito per l’orario del delitto di Chiara Poggi. Un alibi che ora vacilla e potrebbe essere nuovamente messo in discussione.
L’alibi di Sempio si basa su uno scontrino
Il documento menzionato nell’intercettazione, di cui Sempio afferma di aver “sbagliato”, è uno scontrino di un parcheggio a Vigevano, datato 10:18 del 13 agosto. Questo semplice pezzo di carta costituisce, però, la base dell’alibi di Sempio per la mattina del delitto. Lo scontrino riemerge, in perfette condizioni, oltre un anno dopo, il 4 ottobre 2008, quando Sempio viene nuovamente interrogato come testimone e lo consegna ai carabinieri.
“Sono stato io a trovarlo qualche giorno dopo l’accaduto mentre pulivo la macchina,” dichiara il padre di Sempio nel verbale. “Quando mia moglie l’ha visto, mi ha suggerito di tenerlo, considerando ciò che era successo quel giorno”: una precauzione quasi profetica. Infatti, senza quello scontrino, Sempio non avrebbe avuto un alibi: durante le ore del delitto, tra le 9:10 e le 10:20, il suo telefono non si connette mai alla cella di Vigevano, dove afferma di essere andato. “Forse,” osserva la madre, “aveva lasciato il cellulare a casa.”
Altri elementi
Gli investigatori avevano raccolto diversi indizi contro l’amico di Marco Poggi, il fratello della vittima. Tra questi, vi erano le telefonate effettuate dall’allora 19enne a casa Poggi nei giorni precedenti al delitto, incluse alcune chiamate notturne. Andrea, dopo un incontro con il suo avvocato il giorno prima dell’interrogatorio, racconta ai genitori che gli inquirenti avevano rintracciato chiamate fatte all’una di notte verso la casa di Chiara. Tuttavia, li tranquillizza affermando che non è stato lui a farle, ma che aveva prestato il cellulare a Marco. Per quanto riguarda le altre chiamate, spiegherà ai pubblici ministeri che si è trattato di un errore di composizione: invece di contattare Marco sul cellulare, avrebbe chiamato la villetta, dove Chiara gli avrebbe riferito che il fratello era in vacanza. Nonostante ciò, le telefonate continuarono.
Nel frattempo, Andrea Sempio si è presentato, insieme al suo avvocato Massimo Lovati, presso la caserma dei carabinieri di Montebello a Milano. È stato convocato in modo obbligatorio su ordine dell’autorità giudiziaria per sottoporsi al prelievo forzato del DNA, dopo aver rifiutato di farlo volontariamente.