Economia

Nuovo tavolo automotive: l’ennesimo teatrino della politica sulla pelle dell’industria

Domenico De Rosa
Domenico De Rosa
Domenico De Rosa

di Domenico De Rosa

Il 5 marzo, il Ministro Adolfo Urso convoca il Tavolo Automotive, un’ennesima messinscena in cui si finge di affrontare la crisi del settore mentre, nei fatti, si persevera nell’applicazione di politiche disastrose. Il tempismo non è casuale: lo stesso giorno la Commissione Europea presenterà il suo piano d’azione per il rilancio dell’industria automobilistica europea. Ma rilancio di cosa, esattamente? Di un settore che le stesse istituzioni hanno demolito pezzo dopo pezzo con regolamentazioni suicide e incentivi distorsivi?

Negli ultimi anni, le scelte europee hanno messo in ginocchio la manifattura automobilistica. L’imposizione dogmatica della mobilità elettrica a tappe forzate ha distrutto investimenti miliardari nelle tecnologie endotermiche senza garantire un’alternativa industrialmente sostenibile.
Indebolito l’industria europea, rendendola vulnerabile alla concorrenza cinese, che oggi domina il mercato delle batterie e delle materie prime critiche e compromesso l’occupazione, con migliaia di posti di lavoro a rischio per la riconversione forzata verso una tecnologia che né il mercato né le infrastrutture sono pronti a sostenere.

E adesso? Si torna a parlare di incentivi. Perché in Europa, quando si crea un problema con regolamentazioni folli, la soluzione è sempre la stessa: sussidi a pioggia pagati dai contribuenti per tamponare le falle di un sistema che si è scelto deliberatamente di affondare.

È paradossale che chi ha reso l’auto un lusso per pochi, distruggendo decenni di competitività industriale, si presenti oggi con la faccia tosta di voler “rilanciare il settore”. L’Europa ha criminalizzato il motore termico, ha imposto normative draconiane sulle emissioni (Euro 7 su tutte) e ora si trova con un mercato in crisi, una produzione crollata e marchi storici sempre più marginalizzati di fronte all’aggressività dei player asiatici.

Non illudiamoci che questo Tavolo servirà solo a discutere di incentivi e sussidi, senza affrontare il problema alla radice. Finché non verrà messo in discussione il Green Deal dogmatico che ha imposto la transizione elettrica a tappe forzate, l’industria automobilistica europea continuerà a perdere terreno. E a pagare saranno, ancora una volta, imprese e lavoratori.

Le domande che dobbiamo porci sono semplici: chi pagherà per il disastro che è stato causato? E soprattutto, quando si smetterà di giocare con il futuro dell’industria per soddisfare le utopie ideologiche di Bruxelles?

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