Cronaca

Pillole di iodio, le Regioni: “Si faciliti la distribuzione” | Ipotesi integratori in parafarmacie

Si accelera per la distribuzione delle pillole di iodio, anche in Italia. La Conferenza delle Regioni ha dato il via libera al Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari. Di conseguenza, anche a seguito dell’aggravarsi del conflitto in Ucraina, i governatori hanno chiesto al Governo di facilitare la diffusione delle pasticche di iodio stabile nei vari territori, potenziandone la distribuzione anche nelle parafarmacie, dove dovrebbero essere venduti come integratori.

Nucleare, anche in Italia si lavora alla distribuzione delle pillole di iodio

Se lo iodio radioattivo viene rilasciato nell’aria, l’assunzione di ioduro di potassio “satura la ghiandola tiroidea, prevenendo così l’assorbimento di iodio radioattivo” e il conseguente “rischio di cancro alla tiroide”. Tuttavia “le pastiglie di iodio non offrono protezione contro altre sostanze radioattive” dalle quali, in caso di emergenza, è necessario ripararsi. Inoltre l’uso delle compresse è raccomandato solo per le persone in determinate fasce d’età.


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A cosa servono le pillole di iodio

In caso di fuoriuscita di radiazioni, i minori di 18 anni, in particolare i più piccoli, sono maggiormente a rischio di sviluppare tumori. Lo stesso vale per le donne in gravidanza o in allattamento, mentre gli adulti dai 18 ai 40 anni hanno meno probabilità di sviluppare il cancro alla tiroide.

Il rischio si abbassa ulteriormente per gli over 40, rendendo l’uso delle compresse “controproducente e persino potenzialmente tossico”, ha chiarito l’Agenzia federale belga per il controllo nucleare ricordando che lo ioduro di potassio aumenta il rischio di disfunzioni della tiroide. Di qui l’appello ai cittadini a non assumere le compresse per un rischio attualmente inesistente.

Ciò avviene già in altri Paesi europei come Francia e Svizzera. Dalla Conferenza è arrivata dunque la richiesta di rendere più agevole la vendita e la diffusione dello iodio. L’assunzione di questa sostanza, infatti, è prevista dallo stesso Piano nazionale qualora si dovesse attivare la cosiddetta “iodioprofilassi”, la misura di intervento che inibirebbe o ridurrebbe l’assorbimento di iodio radioattivo «nei gruppi sensibili della popolazione» in caso di incidenti a centrali più o meno distanti dal nostro Paese,

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