Secondo quanto ricostruito da Il Mattino, il 23 novembre rimane una soglia emotiva viva nelle comunità del cratere. Ogni anno, allo scoccare di questa data, il tempo sembra sospendersi, lasciando riaffiorare la memoria di quella sera del 1980 che devastò paesi interi tra l’Irpinia e l’alta valle del Sele. Una ricorrenza che, nonostante la concomitanza con la tornata elettorale, viene osservata con la stessa compostezza che caratterizza da decenni il ricordo delle vittime.
Nei Comuni del cratere – da Laviano a Colliano, da Santomenna a Ricigliano, passando per Salvitelle e San Gregorio Magno – la giornata è scandita quasi esclusivamente da momenti di preghiera. Non si tengono cerimonie solenni né eventi istituzionali di grande richiamo, ma celebrazioni sobrie attorno ai monumenti dedicati a chi perse la vita nel sisma. Una scelta condivisa dalle amministrazioni locali per preservare il raccoglimento in un momento di particolare sensibilità.
Nel cratere il ricordo del terremoto del 1980 non si spegne
A Laviano, uno dei centri più colpiti dall’evento tellurico, la tradizionale commemorazione avviene come sempre al cimitero, davanti alle tombe poste all’ingresso, luogo simbolo che da 45 anni accoglie l’abbraccio silenzioso dei familiari delle 303 vittime. La celebrazione religiosa principale è stata rinviata al 30 novembre per evitare sovrapposizioni con le operazioni di voto, come comunicato dal commissario prefettizio Roberto Amantea. Per la giornata odierna è stato dichiarato il lutto cittadino.
A Colliano la comunità si raduna nel tardo pomeriggio per una celebrazione seguita da un omaggio al monumento dedicato alle vittime. A Ricigliano, oltre alla messa e alla fiaccolata verso la piazza intitolata al 23 novembre, è previsto un incontro pubblico dedicato al tema della memoria e dell’evoluzione del territorio negli ultimi decenni. Un’iniziativa che assume un significato particolare per un Comune che negli anni recenti ha registrato diverse microscosse, richiamo costante alla fragilità sismica dell’area.
L’intero cratere resta oggetto di monitoraggio e studio, con la faglia del 1980 che continua a essere osservata dagli esperti. Le conseguenze di quel sisma – quasi 3.000 vittime complessive tra Campania e Basilicata – hanno contribuito a definire standard più severi nelle costruzioni e a diffondere una cultura della prevenzione oggi considerata indispensabile in territori esposti al rischio sismico.
Sul fronte della ricostruzione, gli interventi rilevanti risultano ormai conclusi, a eccezione di alcune opere residuali. Nei Comuni colpiti rimane forte il valore della memoria. «Il sisma è ancora parte della nostra identità», afferma il sindaco di Ricigliano, Carmine Malpede, sottolineando come quel trauma collettivo continui a segnare le generazioni. Dello stesso avviso la sindaca di Salvitelle, Maria Antonietta Scelza, che richiama il dovere istituzionale di mantenere viva la consapevolezza storica e di garantire la sicurezza dei territori.
A quarantacinque anni da quei minuti interminabili, il 23 novembre resta così un appuntamento di riflessione, in cui la comunità del cratere rinnova un legame profondo con la propria storia e con i nomi di chi non è tornato a casa.









