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“Il mio viaggio a Napoli”: Tribunale condanna Russo per concorrenza sleale, Armenti perde sui marchi

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Piero Armenti e Giuseppe Russo
Piero Armenti e Giuseppe Russo

Il tribunale di Napoli respinge le richieste di Piero Armenti sui marchi ma condanna Giuseppe Russo per concorrenza sleale: imitazioni di slogan, video e identità digitale ritenute scorrette.

Battaglia legale tra Piero Armenti e Giuseppe Russo: la condanna per concorrenza sleale

Si conclude dopo quasi tre anni di cause legali la disputa tra Piero Armenti, imprenditore salernitano noto per “Il mio viaggio a New York”, e Giuseppe Russo, creatore campano di “Il mio viaggio a Napoli”. La contesa, iniziata nel 2023, riguardava presunte violazioni di marchi e imitazioni di format digitali nel settore dei viaggi.

La questione dei marchi

Armenti aveva chiesto l’annullamento dei marchi registrati da Russo, sostenendo che la formula “Il mio viaggio a…” fosse di sua proprietà. Il Tribunale di Napoli, sezione specializzata in Materia d’impresa, ha respinto la richiesta, ritenendo l’espressione descrittiva e priva di forza distintiva: i marchi di Russo restano quindi validi. Inoltre, non è stato riconosciuto alcun risarcimento economico ad Armenti, in quanto non esistevano progetti concreti sull’area di Napoli al momento della registrazione dei marchi da parte di Russo.

Concorrenza sleale online

Diversamente, il Tribunale ha rilevato che Russo ha replicato in maniera troppo simile lo stile comunicativo di Armenti: slogan, immagini di copertina, struttura dei video e contenuti tematici hanno costituito un caso di “concorrenza parassitaria”. La decisione impone a Russo di:

  • Rimuovere lo slogan dai video;

  • Cancellare i post ritenuti imitativi, compresi quelli girati a New York;

  • Modificare l’immagine di copertina;

  • Pubblicare il dispositivo della sentenza sui propri siti per 30 giorni.

Sono previste anche penali: 100 euro al giorno per ritardi nell’adeguamento e 500 euro per ogni futura violazione. La sentenza chiarisce il confine tra ispirazione e appropriazione indebita nel mondo dei creator: non basta non violare marchi, ma è fondamentale rispettare l’identità digitale e lo stile comunicativo dei concorrenti.

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