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Disastro ambientale, arrestati 18 ‘datterari’ a Napoli | I dettagli dell’operazione

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Arresti e indagati a Napoli per la pesca di datteri. Vasta operazione di polizia giudiziaria su ordine della Procura della Repubblica di Torre Annunziata nella mattinata di oggi, mercoledì 28 luglio, eseguita dalla Guardia Costiera della Campania per gravi reati di disastro ambientale collegati alla raccolta dei datteri di mare. In particolar modo sono state eseguite 21 misure cautelari tra le regioni Campania, Puglia, Lombardia e Liguria.

Pesca di datteri e disastro ambientale, arresti a Napoli

Nella mattinata odierna la Guardia Costiera – Capitaneria di Porto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata su richiesta di questa Procura della Repubblica, ha proceduto all’arresto di 18 persone, delle quali 7 destinatarie della misura coercitiva della custodia cautelare in carcere ed 11 poste agli arresti domiciliari, nonché ha sottoposto altre 2 persone alla misura coercitiva dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, mentre una terza persona destinataria di tale obbligo di presentazione è attivamente ricercata, tutte gravemente indiziate dei reati di disastro ambientale, ricettazione ed associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di reati concernenti la pesca illegale dei datteri di mare.

L’operazione è stata eseguita con il supporto fornito dal personale di diversi comandi territoriali del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera. La Guardia Costiera, in esecuzione del contestuale decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata su richiesta della Procura e di decreti di perquisizione e sequestro emessi dalla Procura della Repubblica, ha proceduto altresì al sequestro di 5 box/garage destinati al deposito e allo stoccaggio dei datteri di mare, 8 autovetture, 4 motocicli, 19 mute subacquee, 25 bombole per l’immersione subacquea, 16 retini da pesca, 6 paia di pinne da sub, altre 35 attrezzature subacquee varie (martelli e pinze estrattrici per la raccolta del dattero di mare), 40 telefoni cellulari, 15 sim card, la somma di denaro di oltre 18.000 euro in contanti, 2 PC portatili, 1 tablet, nella titolarità/disponibilità dei suddetti indagati.



Le accuse

I reati per cui si procede, oltre a quelli per i quali sono state emesse le misure cautelari personali, sono quelli di danneggiamento aggravato, distruzione di un habitat all’interno di un sito protetto, distruzione di bellezze naturali e commercio di sostanze alimentari nocive. Le indagini, condotte dalla Guardia Costiera, anche mediante intercettazioni e interventi in mare, e coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, hanno consentito di accertare l’esistenza di una vera e propria stabile organizzazione criminale, della quale facevano parte i 21 soggetti destinatari delle misure coercitive, operante dal luglio 2016 nei comuni di Castellammare di Stabia, Vico Equense, Piano di Sorrento, Meta di Sorrento, Sorrento, Massa Lubrense, dedita in maniera professionale e sistematica, con ripartizione di compiti e di ruoli e predisposizione di mezzi e di persone, alla raccolta e alla messa in commercio illegali sia dei datteri di mare (lithophaga – lithophaga), la raccolta, la detenzione, la vendita e il consumo dei quali sono vietati sin dal 1998, che delle vongole veraci di Rovigliano (venerupis decussata), contaminate batteriologicamente e chimicamente e quindi pericolose per la salute dei consumatori, in quanto raccolte in uno specchio di mare prospiciente la foce del fiume Sarno, catalogato come Zona Proibita a causa della presenza di sostanze altamente inquinanti tra cui idrocarburi e metalli pesanti, nella quale è vietata la raccolta e l’allevamento dei molluschi bivalvi.

Il reato di associazione per delinquere, finalizzato alla commissione del reato di disastro ambientale, di danneggiamento aggravato, ricettazione e messa in commercio di prodotti pericolosi per la salute umana, è contestato con condotta attualmente perdurante e come aggravato dall’aggravante ambientale.

Le indagini espletate hanno consentito di accertare e documentare, altresì, il disastro ambientale, cagionato, dal luglio 2016 al novembre 2020, dall’azione degli attuali indagati mediante la sistematica distruzione di rocce e scogli da cui estrarre i datteri di mare, frantumando meccanicamente, con martelli a doppia punta, le formazioni calcaree in cui sono alloggiati i datteri di mare nei seguenti tratti costieri della Penisola Sorrentina, per un tratto costiero complessivo di 6.630 metri lineari:

Il disastro ambientale accertato è rappresentato:

Il disastro ambientale è aggravato dal fatto di essere stato prodotto all’interno dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella e della ZTB (Zona Tutela Biologica) del Banco di Santa Croce ed ai danni dell’habitat di scogliera della Penisola Sorrentina, incluso nella “Direttiva Habitat 92/43/CEE – Rete Natura 2000”, come habitat d’interesse comunitario e di tutte le specie ad esso associate, e in danno di una specie protetta, vale a dire, il c.d. dattero di mare.



I numeri dell’inchiesta

L’inchiesta ha portato ai seguenti risultati:

Le indagini sono state finalizzate alla tutela dell’ecosistema e della biodiversità all’interno delle aree marine protette della costiera sorrentina, che rientra nei compiti istituzionali, quale attività prevalente, del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera e costituisce una delle priorità dell’azione della Procura della Repubblica di Torre Annunziata.

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