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Pizzaiolo ucciso per errore a Napoli: ergastolo confermato in Appello per il 22enne

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La vittima dell'omicidio agli chalet di Mergellina
La vittima dell'omicidio agli chalet di Mergellina

Ergastolo confermato in Appello per il 22enne ritenuto responsabile dell’omicidio, commesso per errore, del pizzaiolo Francesco Pio Maimone sul lungomare di Napoli. Nessuno sconto di pena, respinto il pentimento dell’imputato. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Omicidio Francesco Pio Maimone: ergastolo confermato in Appello per il 22enne che sparò tra la folla

La Corte di assise di appello di Napoli ha confermato l’ergastolo per Francesco Pio Valda, 22 anni, ritenuto responsabile dell’omicidio del giovane pizzaiolo Francesco Pio Maimone, colpito da un proiettile vagante sul lungomare di Napoli nella notte del 20 marzo 2023. Neppure le scuse, le lacrime o la dichiarazione di pentimento del giovane ras di Barra hanno inciso sulla decisione dei giudici.

La sentenza

L’aula 318 del Nuovo Palazzo di Giustizia è rimasta in silenzio mentre veniva letto il dispositivo. Nessun beneficio e nessuna attenuante per Valda, che aveva sparato cinque volte nel mezzo della folla, nel tentativo — secondo la sua versione — di difendersi da un gruppo rivale con cui aveva litigato per una scarpa sporcata da un drink. I giudici della quinta sezione, presieduti da Ginevra Abbamondi, hanno accolto integralmente la richiesta del sostituto procuratore generale Paola Correra.

Confermate anche le condanne già emesse in primo grado nei confronti dei familiari e conoscenti coinvolti: due anni e mezzo per la cugina Alessandra Clemente, quattro anni e mezzo per la nonna Giuseppina Niglio e due anni e sei mesi per Pasquale Saiz, la cui pena è stata ridotta rispetto ai quattro anni iniziali grazie all’esclusione dell’aggravante mafiosa. Soddisfazione da parte dei genitori della vittima, Antonio Maimone e Concetta Napolitano, presenti in aula insieme alle parti civili: Comune di Napoli e Fondazione Polis.

Il “pentimento” non convince

Neppure le parole pronunciate da Valda poco prima della sentenza hanno scalfito il giudizio della Corte. Collegato in videoconferenza dal carcere di Terni, ha chiesto di poter parlare: «Oggi ho capito cosa ho provocato, non sono un fenomeno», ha detto, ribadendo quanto già scritto in una lettera consegnata ai giudici nelle scorse settimane.

Nella sua ricostruzione, ha descritto il peso della tragedia: «Mi consuma giorno dopo giorno. Non riesco ancora a credere che a causa mia un ragazzo della mia età abbia perso la vita». Ha raccontato una vita familiare difficile, un padre perso troppo presto e una madre assente, sostenendo di aver intrapreso un percorso di cambiamento attraverso lo studio in carcere.

Rievocando la notte dell’omicidio, Valda ha spiegato che una gang del rione Traiano avrebbe rovesciato due volte i drink ordinati da lui e dai suoi amici, dando origine alla rissa. Ha raccontato di essere stato minacciato da alcune persone scese da un’Audi scura e di aver ricevuto un calcio allo stomaco. «Scappavo, ero inseguito da sette o otto persone. Ho tirato fuori l’arma e ho sparato tre colpi. Pensavo di sparare in aria, non volevo ferire nessuno», ha dichiarato. Ma uno di quei colpi ha raggiunto il ventenne pizzaiolo, estraneo alla lite.

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