Il Comune di Napoli ha dato il via libera (dopo 30 anni di attesa) al quadro economico definitivo dei lavori per il Museo di Totò: approvati i fondi e l’ascensore. I fatti sono avvenuti solo sei giorni fa. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Museo di Totò, approvati i fondi e l’ascensore
La scorsa settimana è stato approvato l’ultimo atto, che speriamo sia quello finale, per la realizzazione del Museo di Totò. Dopo tre decenni e una spesa che supera i due milioni di euro, i due locali al quarto e quinto piano del palazzo dello Spagnuolo potrebbero finalmente aprire le loro porte ai visitatori, onorando così la memoria del principe della risata. I lettori ci scuseranno se usiamo il condizionale, ma gli eventi che hanno caratterizzato la realizzazione di questo museo non ci permettono di avere certezze definitive fino a quando le porte non saranno ufficialmente e definitivamente aperte. Inoltre, c’è un ulteriore ostacolo all’orizzonte: la concessione venticinquennale per l’uso gratuito dei due appartamenti scadrà proprio quest’anno.
Il finanziamento
La lunga e complessa storia del museo dedicato a Totò, iniziata nel 1995 e segnata da numerosi ostacoli burocratici, ha registrato un nuovo sviluppo ufficiale il 20 febbraio scorso, quando il Comune di Napoli ha approvato la “rimodulazione” del quadro economico per il “completamento del museo dedicato a Totò”. Questo atto formale è stato richiesto dalla Soprintendenza, che ha sottolineato la necessità di presentare conti dettagliati sui finanziamenti disponibili per ottenere i permessi definitivi per le ultime opere. La richiesta della Soprintendenza è legata all’ultimo passo necessario per la realizzazione del museo: l’acquisizione di un locale al piano terra del palazzo simbolo della Sanità, che sarà destinato a diventare la biglietteria e il punto di accoglienza per i visitatori.
Questo luogo è fondamentale per l’apertura della struttura museale, poiché consente l’accesso all’ascensore riservato ai disabili, senza il quale non sarebbe possibile ottenere i permessi per il funzionamento. In realtà, quella piccola struttura era stata “promessa” al Comune di Napoli già nel 2000 dalla figlia del famoso attore napoletano, Liliana. Un accordo ufficiale tra l’Associazione Antonio De Curtis e l’amministrazione comunale garantiva la cessione del locale, acquistato con fondi dell’associazione, per essere messo a disposizione del museo.
Tuttavia, l’atto ufficiale di compravendita è stato concluso solo all’inizio di questo mese, firmato dagli eredi di Liliana de Curtis, scomparsa nel 2022. Successivamente, la documentazione necessaria per ottenere il placet definitivo è stata inviata alla Soprintendenza, che ha ricordato al Comune un dettaglio importante: è necessaria una delibera che attesti la disponibilità finanziaria per la compravendita. Poiché i finanziamenti, già disponibili, provengono dalla Città Metropolitana, si è attivato un vivace processo burocratico. Il Comune ha aggiornato il quadro economico per i lavori, includendo anche i 50mila euro necessari per la compravendita. La Città Metropolitana ha dovuto riapprovare la ripartizione dei finanziamenti e l’ha rimandata a Palazzo San Giacomo, che ha finalmente potuto completare la documentazione.
L’ostacolo
E ora, cosa succederà? I lavori al piano terra di Palazzo dello Spagnuolo, destinati all’accoglienza dei visitatori e all’accesso all’ascensore, dovrebbero concludersi a breve. È possibile che si preveda un’apertura in tempi rapidi, magari entro un anno.
Tuttavia, sulla questione pende la spada di Damocle della concessione in comodato gratuito a favore del Comune, la quale scadrà alla fine dell’anno in corso. Questo accordo fu stipulato nel 2000 tra la Regione Campania, proprietaria degli appartamenti nel palazzo dello Spagnuolo, e l’amministrazione comunale. Con l’inizio del nuovo millennio, la Regione concesse al Comune l’uso gratuito dei locali per un periodo di venticinque anni, che all’epoca sembrava un lasso di tempo molto lungo. Ora, quei 25 anni stanno per scadere, e sarà necessario rivedere i termini della concessione.