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Morte di Mario Paciolla, i familiari contro l’archiviazione: “Non si è suicidato, è stato assassinato”

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I familiari di Mario Paciolla contro l’archiviazione delle indagini sulla morte del 33enne napoletano: “Non si è suicidato, è stato assassinato”. Questa è la posizione che i suoi cari continuano a sostenere con determinazione, dopo che il cooperante è stato trovato senza vita in Colombia nel 2020.

Morte di Mario Paciolla, i familiari contro l’archiviazione

Secondo la famiglia, Mario Paciolla sarebbe stato ucciso e poi sarebbe stato inscenato un falso suicidio. Questa è la posizione che i suoi cari continuano a sostenere con determinazione, dopo che il cooperante è stato trovato senza vita in Colombia nel 2020. Ora chiedono al Tribunale di Roma di non archiviare le indagini sulla morte del 33enne napoletano.

Il giovane, che si trovava in Sudamerica per conto delle Nazioni Unite, è stato rinvenuto impiccato al soffitto nell’abitazione di San Vincente del Caguan. Le autorità locali hanno parlato di suicidio. In quel giorno, due funzionari colombiani dell’Onu, il responsabile locale della sicurezza e ex membro dell’esercito, Christian Thompson, e il suo superiore, Juan Vasquez, sono intervenuti; i due hanno prelevato oggetti appartenenti a Paciolla e hanno pulito la stanza, lavando il pavimento con candeggina. Inoltre, hanno rimosso un materasso e alcuni utensili macchiati di sangue, gettandoli in discarica. Sono state avviate tre inchieste sulla vicenda: una in Colombia, una in Italia e una terza interna all’Onu.

Oggi il gip di piazzale Clodio ha preso tempo per decidere sulla seconda richiesta di archiviazione presentata dal procuratore aggiunto Lucia Lotti. La famiglia sostiene che ci siano “numerosi elementi, anche di natura scientifica, che indicano che Mario è stato ucciso”. Ricordano che poche ore prima del ritrovamento, il cooperante aveva acquistato un biglietto aereo per tornare a Napoli. “Lui amava gli altri”, affermano la madre e il padre, che oggi hanno partecipato a un sit-in davanti alla cittadella giudiziaria, insieme a rappresentanti di Articolo 21, Fnsi e Amnesty. “Il nostro è un percorso di verità e giustizia, lo facciamo per lui”.

Durante l’udienza, l’avvocato della famiglia, Alessandra Ballerini, ha esposto le motivazioni per cui si richiede che l’indagine non venga archiviata, ma prosegua. Secondo il legale, ci sono dubbi e incongruenze nella versione fornita dalla polizia giudiziaria, che potrebbero suggerire una ricostruzione alternativa, ovvero un omicidio travestito da suicidio. Secondo l’avvocato, “ci sono numerosi elementi che ci portano a considerare l’omicidio come l’ipotesi più probabile: dalle analisi medico-legali alle tracce di sangue. È importante sottolineare che in questa situazione mancano diversi indizi, poiché la sicurezza dell’Onu ha provveduto a ripulire la scena del crimine, utilizzando anche la candeggina. Molte prove sono state eliminate, e pertanto ci sono molte cose che non potremo mai scoprire”.

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