Ieri pomeriggio, mercoledì 27 agosto, si sono celebrati i funerali di Tina Sgarbini, la 47enne uccisa dall’ex compagno Christian Persico a Montecorvino Rovella. Chiesa gremita, commozione dei figli, monito del vescovo Raimo: «Trasformiamo il dolore in impegno». Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
I funerali di Tina Sgarbini tra dolore e rabbia: «Non dimentichiamo questa tragedia»
Montecorvino Rovella si è stretta ieri intorno ai tre figli di Tina Sgarbini, la madre 47enne uccisa dal suo ex compagno, Christian Persico, 36 anni, arrestato con l’accusa di omicidio pluriaggravato e detenuto nel carcere di Salerno. La chiesa dei Santi Pietro e Paolo era gremita per l’ultimo saluto a Tina, in un clima di dolore e rabbia che ha coinvolto l’intera comunità.
L’omelia
A celebrare la funzione funebre, monsignor Alfonso Raimo, vescovo ausiliare della diocesi di Salerno, che ha pronunciato parole di speranza ma anche di monito: «Non lasciamo che questo ennesimo femminicidio resti solo una notizia di cronaca presto dimenticata. Trasformiamo il sacrificio di Tina in impegno per prevenire nuove tragedie. Il mio pensiero va ai suoi tre figli: non siete soli, vostra madre continuerà a vivere attraverso di voi».
La famiglia e il dolore dei figli
In prima fila, Kevin, Asia e Cecilia, i tre figli della vittima, stretti nel dolore e sostenuti dall’affetto di amici e parenti. Assenti i familiari dell’assassino, che abitano poco distante dalla chiesa. Al termine della celebrazione, il volo di palloncini bianchi e un lungo applauso hanno accompagnato il feretro di Tina, simbolo di un addio che l’intera comunità non dimenticherà.
Le istituzioni
Al funerale hanno preso parte i sindaci dei Picentini, il vicesindaco di Salerno Paki Memoli e i consiglieri regionali Andrea Volpe e Franco Picarone. «Abbiamo proclamato il lutto cittadino – ha dichiarato Martino D’Onofrio, sindaco di Montecorvino Rovella – ma ora è il momento di far sentire concretamente la nostra vicinanza ai figli di Tina. Gli assistenti sociali del Comune si occuperanno di loro».
Sulla stessa linea il sindaco di Bellizzi, Domenico Volpe: «Non bastano i centri antiviolenza, bisogna rafforzare la presenza delle istituzioni e sostenere le donne che denunciano». Il consigliere Picarone ha sottolineato: «Serve un impegno culturale profondo. I femminicidi non si fermano solo con le leggi, ma con un lavoro condiviso tra famiglie, scuole e istituzioni».
Le associazioni e il grido di rabbia
In chiesa anche Roberta Bolettieri, responsabile dell’associazione Crisalide: «Con Tina sono morte tutte le donne. Dobbiamo fare più informazione e collaborazione con i cittadini per sradicare la violenza maschile. Esiste il numero 1522, che indirizza ai centri antiviolenza e offre anche supporto legale: va diffuso di più».
Una comunità ferita
I familiari della vittima, tra lacrime e disperazione, hanno ricordato di non aver percepito segnali di pericolo. «Se avessimo pensato che Christian potesse arrivare a tanto – ha detto una zia di Tina – ci saremmo rivolti subito alle forze dell’ordine». L’ultimo saluto a Tina si è trasformato in un appello collettivo: non dimenticare, agire, cambiare.