Moglie aggredita dal marito a Salerno: Nisha, 42 anni, originario dello Sri Lanka, è stato arrestato e messo ai domiciliari per maltrattamenti in famiglia. Martellate, tentato strangolamento e una fuga disperata della donna tra i citofoni del palazzo. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Moglie aggredita con martello e stampella, marito arrestato tenta anche di strangolarla a Salerno
Davanti all’ingresso del piccolo locale in cui vivevano, in vicolo Siconolfo, sono ancora evidenti le tracce di sangue appartenenti alla coppia. È qui che martedì la Polizia di Stato ha fermato Nisha, 42 anni, originario dello Sri Lanka, ora ai domiciliari con l’accusa di maltrattamenti contro la moglie. L’uomo, che fino a poco tempo fa lavorava come cuoco in un ristorante del centro, continua a ripetere: «Non volevo farle del male».
Sebbene si trovi formalmente ai domiciliari, Nisha trascorre gran parte del tempo seduto sul gradino di casa, fumando e osservando il cielo. Non appare aggressivo, ma la moglie – connazionale di cinque anni più grande – è ricoverata in ospedale. Non è in pericolo di vita ed è riuscita a scappare dalla violenta lite chiedendo aiuto ai residenti dello stabile, che hanno immediatamente allertato i soccorsi. L’uomo, che presenta ferite a una mano, sul volto e su un fianco, racconta che presto gli sarà applicato il braccialetto elettronico.
Secondo la ricostruzione diffusa dalle forze dell’ordine, Nisha avrebbe colpito la moglie con una stampella e con un martello, tentando poi di strangolarla. Lui nega di averla aggredita, sostenendo di essere ubriaco e di essersi sentito esasperato: «Non l’ho mai picchiata. Avevo bevuto, lei parlava troppo, mi ero stancato», dice in un italiano incerto nonostante i suoi 16 anni in Italia.
Il racconto
Nel suo racconto, che sarà oggetto di verifica nelle sedi giudiziarie, l’uomo sostiene che la lite sia esplosa mentre si trovava in cucina, intento a bere. Racconta che la moglie gli avrebbe tolto il cellulare e colpito con una bottiglia. Afferma anche che parte delle ferite della donna sarebbero state causate da lei stessa, durante la colluttazione. La dinamica, però, appare confusa e contraddittoria.
Diversa la versione dei residenti del palazzo, che descrivono una situazione di violenze ricorrenti: «Non è la prima volta. Lei ha già provato a chiudersi dentro per proteggersi, e lui una volta ha colpito la porta con un’accetta», afferma una vicina. Le liti, dicono, sono frequenti e spesso accompagnate da urla che riecheggiano nell’intero stabile. Una condizione di degrado abitativo si aggiunge al quadro: «Non sappiamo nemmeno se quel locale sia accatastato come abitazione», riferisce un altro residente, «ma è evidente che in uno stanzone non possono vivere in quattro o cinque. Quando bevono, la situazione diventa ingestibile».
