“Non dimenticherò mai la rabbia, la furia, la violenza. Non riesco a darmi una spiegazione. Mi sono sentito malissimo.” Queste sono le parole di Sergio Orlandi, 60 anni, professore di musica alle scuole medie e jazzista di fama, dopo l’aggressione subita venerdì notte da parte di un suo alunno 14enne e un altro minore.
Il docente, che aveva appena terminato un concerto, stava salendo in auto a Inzago (Milano) intorno a mezzanotte quando è stato improvvisamente attaccato dai due ragazzi. L’aggressione è stata violenta: pugni e colpi, soprattutto al volto, che gli hanno causato la frattura del naso e della mandibola.
Milano, professore picchiato da 14enne per vendetta
“Cercavano di tirarmi giù dall’auto. Non so come sarebbe finita. Sono stati attimi di terrore. Poi ho messo in moto, ingranato la retro e sono riuscito a scappare fino al pronto soccorso,” ha raccontato il professore a Il Giorno.
La motivazione dell’aggressione? “Tutto è partito da un rimprovero a scuola settimane prima. Avevo fatto uscire il ragazzo dall’aula perché disturbava la lezione. Da lì sono cominciate le minacce e un chiarimento con il preside, ma non avevo sporto denuncia,” ha spiegato il docente. Quella situazione sembrava essere chiusa, ma per lo studente, che era ripetente, non era finita. Il ragazzo ha alimentato per settimane il desiderio di vendetta contro il professore, fino ad arrivare all’aggressione a mezzanotte, in piazza, a Inzago.
Il professore ha riportato 20 giorni di prognosi, mentre per lo studente è stata presentata una denuncia per lesioni alla Procura del Tribunale dei minorenni. Le indagini sono ancora in corso per identificare il secondo aggressore, e gli inquirenti stanno esaminando le telecamere di videosorveglianza della piazza per ricostruire l’accaduto.
L’istituto scolastico del docente e il sindaco di Inzago hanno espresso solidarietà nei suoi confronti. Il sindaco, intervistato da Il Giorno, ha dichiarato: “È un fatto gravissimo, e purtroppo sentiamo parlare di situazioni simili troppo spesso. Viviamo in un mondo alla rovescia a cui ci stiamo quasi abituando. È necessaria una riflessione profonda su quanto accaduto”.