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«Mi fidavo di quelle persone»: il padre di Marzia Capezzuti racconta in aula gli ultimi anni della figlia

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Marzia Capezzuti

Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola, la testimonianza resa da Ciro Di Pascale Capezzuti davanti alla Corte di Assise di Salerno ha offerto uno spaccato dettagliato e complesso del rapporto con la figlia Marzia, la 29enne scomparsa tra il 7 e l’8 marzo 2022 e ritrovata senza vita mesi dopo in un casolare abbandonato.

L’uomo, chiamato a deporre nel processo che vede imputati Barbara Vacchiano e Damiano Noschese, ha ripercorso passo dopo passo gli ultimi anni della giovane, rievocando difficoltà, allontanamenti e tentativi di ricostruire un legame mai semplice.

Il padre di Marzia Capezzuti racconta gli ultimi anni della figlia

«Mi fidavo di quelle persone e l’ho fatto fino all’ultimo», ha dichiarato in apertura, spiegando ai giudici di aver condiviso con Barbara Vacchiano anche la sua convocazione dai carabinieri avvenuta a fine febbraio 2022. Una circostanza che, secondo quanto riferito, confermava la fiducia riposta dall’uomo nella famiglia che aveva accolto la figlia. Ciro ha ricordato il disagio cognitivo della ragazza e i periodi trascorsi in strutture dedicate: «Era una ragazza speciale, purtroppo l’ho capito ora che non c’è più. Era molto buona e si fidava delle persone, ma non era semplice starle dietro».

Il padre ha ricostruito le fasi dell’allontanamento di Marzia dalla comunità al compimento dei 18 anni, il tentativo di riprendere la convivenza e il successivo abbandono dell’abitazione paterna dopo una lite: «Non andava d’accordo con la mia compagna e nel 2014 se ne andò via dopo una discussione». Seguirono due anni senza notizie, interrotti solo quando la famiglia si rivolse alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”. «La rintracciarono a Pontecagnano. Era con un certo Antonio e venne a Milano con lui per farcelo conoscere», ha ricordato.

Ciro ha riferito anche del primo contatto con la famiglia Vacchiano, quando Marzia gli comunicò di aver trovato «una famiglia che l’aveva accolta bene» e di essere fidanzata col fratello di Barbara. L’uomo ha ammesso di non aver avuto una buona impressione del giovane: «Era molto più grande di lei e non mi piaceva», aggiungendo però che la voce di Barbara al telefono gli appariva sempre «gentile» e rassicurante.

La testimonianza ha ricostruito inoltre la gestione della pensione d’invalidità della giovane. «Marzia mi chiamò dicendo che non riusciva a prelevare i soldi. Barbara mi disse che era incinta e stava con un certo Peppe». Dopo l’apertura di un conto postale, Ciro tentò più volte di contattare la figlia senza riuscirci: «Ogni volta che chiamavo, Barbara mi diceva che Marzia non abitava più con loro. Lei non aveva un cellulare, nonostante le avessi detto di comprarlo».

L’uomo ha concluso raccontando il momento in cui lesse gli atti dell’indagine: «Quando ho visto quella comunicazione della procura su occultamento di cadavere, torture e altro, mi è crollato il mondo addosso». Una frase che ha risuonato in aula, restituendo il peso di una vicenda che resta ancora da chiarire nel processo in corso.

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