Maia Seral, georgiana e nonna, a 60 anni affronta la maturità al “Galileo Galilei” di Salerno conseguendo il diploma in anticipo rispetto al nipote 18enne. Una storia di coraggio, cultura e amore per lo studio che commuove e ispira. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Maia, dalla Georgia al diploma a Salerno a 60 anni
Tra i 16.826 maturandi salernitani che oggi affrontano la prima prova scritta dell’Esame di Stato, c’è una storia che esce fuori dal coro. È quella di Maia Seral, 60 anni, originaria della Georgia ma residente a Salerno da oltre due decenni. Una vita già ricca, una laurea in lingua russa, un passato da docente, eppure Maia ha scelto di tornare sui banchi, non per necessità, ma per amore del sapere.
Stamattina, all’Istituto “Galileo Galilei” di Salerno, prenderà posto accanto a studenti che potrebbero essere suoi nipoti. Uno, in particolare, lo è davvero: Daniele, 18 anni, suo nipote, frequenta lo stesso istituto e affronterà la maturità il prossimo anno. Ma sarà lei, nonna Maia, ad aprire la strada. «Lui è molto orgoglioso di me», racconta sorridendo. «In Georgia diciamo: L’istruzione è luce, l’ignoranza è oscurità. È questo il messaggio che cerco di trasmettere a mio nipote. E oggi lo metto in pratica».
Una sfida personale, non un traguardo imposto
Dopo anni dedicati al lavoro e alla famiglia, Maia ha scelto di iscriversi alla scuola serale, spinta da un desiderio profondo: completare un percorso lasciato in sospeso troppo a lungo. «Non cercavo un titolo in più, ma la soddisfazione personale di chiudere un cerchio», spiega. «Ogni lezione è stata per me come un tesoro. Lì dentro si cresce, indipendentemente dall’età».
Immersa tra studenti giovanissimi, si è sentita sempre accolta come una pari. La sua passione per lo studio, in particolare per la letteratura italiana e la storia, ha reso il percorso ancora più coinvolgente. «Ringrazio tutti i miei professori, e in particolare il prof. Mattei, per la pazienza, la dedizione e il rispetto con cui mi hanno accompagnata. La scuola italiana mi ha dato tantissimo, così come questa città. A Salerno è nato mio nipote, e io mi sento profondamente riconoscente».
La dirigente: “Una scuola inclusiva è una scuola che funziona”
A sottolineare il valore educativo della vicenda è anche il dirigente scolastico del Galilei, Emiliano Barbuto: «La storia della nostra alunna nonna è un esempio di come la personalizzazione dell’apprendimento possa incontrare le esigenze più diverse. Quando alla didattica si unisce la voglia di migliorarsi, il successo formativo è possibile per tutti».
Una lezione che vale più di un voto
Oggi, alle 8:30, Maia affronta la prima prova con l’emozione di chi ha atteso questo momento a lungo. Ma la sua è già una conquista. «Apro la strada a mio nipote – dice con orgoglio – e lo faccio con la convinzione che la scuola è davvero il luogo dove tutto è possibile. Anche sognare, a sessant’anni, un banco, un tema, una nuova vita». Una storia che emoziona, che abbatte gli stereotipi sull’età e che racconta, meglio di qualunque lezione, il significato più autentico della scuola: non solo luogo di sapere, ma spazio di rinascita e possibilità, per tutti.