Giovanni Brusca ha terminato il suo percorso giudiziario. A fine maggio 2025 sono scaduti i quattro anni di libertà vigilata imposti dalla magistratura di sorveglianza, misura accessoria alla pena detentiva già scontata. L’ex boss di San Giuseppe Jato, condannato per decine di omicidi e autore materiale della strage di Capaci, è ufficialmente libero. Continuerà tuttavia a vivere sotto falsa identità e rimarrà inserito nel programma di protezione previsto per i collaboratori di giustizia.
Torna in libertà il boss Giovanni Brusca
Brusca fu arrestato nel maggio del 1996, dopo una latitanza durata tre anni. Il 23 maggio 1992 aveva premuto il telecomando che fece esplodere l’autostrada nei pressi dello svincolo di Capaci, uccidendo il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. La sua figura criminale è stata al centro di uno dei capitoli più bui nella storia di Cosa Nostra. Dopo un iniziale tentativo di depistaggio, Brusca scelse di collaborare con la giustizia, fornendo informazioni ritenute di alto valore investigativo.
Ha trascorso in carcere 25 anni, fino alla scarcerazione nel maggio del 2021. La notizia del suo ritorno in libertà suscitò allora un’ondata di indignazione nell’opinione pubblica, sollevando interrogativi sul bilanciamento tra esigenze di giustizia, sicurezza e legalità. La libertà vigilata, durata quattro anni, rappresentava l’ultimo vincolo imposto dallo Stato.
La strage di Capaci
Il nome di Giovanni Brusca è legato anche a uno dei delitti più efferati della storia mafiosa italiana: l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo. Il bambino, figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, fu rapito il 23 novembre 1993 su ordine di Brusca, per indurre il padre a ritrattare le proprie dichiarazioni. Dopo 779 giorni di prigionia, l’11 gennaio 1996, il ragazzo venne strangolato e il suo corpo sciolto nell’acido. Aveva 15 anni. Per questo crimine, Brusca è stato condannato all’ergastolo insieme ad altri esponenti di spicco di Cosa Nostra.
Nonostante la fine delle misure restrittive, Brusca non tornerà in Sicilia. Per ragioni di sicurezza continuerà a vivere in località protetta e sotto nuova identità, come previsto dalle norme sul trattamento dei collaboratori di giustizia.