“I numeri parlano chiaro: la produzione industriale italiana continua a calare. Secondo l’Istat, a maggio si registra un -0,7% rispetto al mese precedente, con un -0,9% su base annua. Non è solo una flessione: è un segnale inequivocabile che l’intero comparto produttivo nazionale sta vivendo una fase di profonda difficoltà strutturale.”
A dichiararlo è il Cavaliere Domenico De Rosa, CEO del Gruppo SMET, tra i principali player della logistica e del trasporto intermodale in Europa.
“Il dato – prosegue De Rosa – si compone di elementi molto chiari: arretrano i beni di consumo, quelli intermedi, e i beni strumentali. Ciò significa che i consumatori finali stanno tagliando le spese, le aziende stanno rallentando la produzione e gli investimenti vengono sospesi o rimandati. È il termometro di un sistema in contrazione, che fatica a generare domanda interna e a garantire stabilità produttiva.”
In mezzo a questo quadro desolante, il solo comparto che cresce è quello dell’energia. “Ma attenzione – avverte il Cav. – quel segnale non deve trarre in inganno: si tratta di un’onda artificiale, alimentata da una transizione energetica guidata più da ideologie astratte che da valutazioni tecnico-economiche.”
Il Cavaliere De Rosa lancia quindi un monito alle istituzioni europee: “Il Green Deal, così come è stato concepito, non rappresenta una soluzione, ma un problema. È diventato un impianto normativo punitivo per l’industria, un cappio al collo che stringe ogni giorno di più. I target ambientali imposti dall’alto, i vincoli rigidi, l’inseguimento a tappe forzate di una decarbonizzazione senza tenere conto della realtà economica stanno trasformando l’Europa in un territorio ostile per le imprese. E l’Italia, che già soffre di fragilità strutturali, è una delle prime vittime di questo approccio miope.”
Secondo il Cavaliere, mentre l’Europa si perde nei regolamenti e nei certificati, le grandi potenze economiche mondiali stanno facendo altro: “Negli Stati Uniti si investe in modo massiccio sulla manifattura e sulla reindustrializzazione; la Cina continua a presidiare le proprie filiere produttive con una lucidità strategica che non fa sconti. Noi invece stiamo smontando pezzo per pezzo la nostra capacità produttiva e logistica, in nome di una sostenibilità che troppo spesso è solo sulla carta.”
Il settore della logistica, osserva il CEO di Smet, è uno degli ambiti più penalizzati da questa situazione: “Camion meno carichi, magazzini più vuoti, costi operativi in aumento e margini sempre più risicati. Le linee di trasporto perdono efficienza, i rischi aumentano, la redditività cala. Chi lavora in questo settore, e ne conosce a fondo la complessità, sa bene che tutto questo non è sostenibile. Lo diciamo da tempo: la logistica è lo specchio dell’economia. Se si ferma il flusso delle merci, si ferma il Paese.”
Per il Cavaliere De Rosa, il vero paradosso sta nell’uso strumentale della parola “sostenibilità”: “Ci si riempie la bocca con questo termine, ma intanto si impongono regole che non fanno altro che impoverire il tessuto produttivo. Una vera transizione non distrugge la base industriale su cui poggia l’economia, ma la rafforza. E invece, oggi, le imprese sono lasciate sole a fronteggiare uno tsunami normativo e finanziario che le mette in ginocchio.”
Il messaggio conclusivo è un appello alla politica: “Non possiamo più permetterci di far finta di niente. Il Green Deal va completamente ripensato, mettendo al centro l’economia reale: industria, lavoro, trasporti, competitività. Non ci servono utopie verdi che cancellano posti di lavoro e know-how. Servono piani seri, risorse vere, e una visione industriale moderna, non punitiva”.