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Sanremo 2025: testo e significato di Io sono Francesco di Tricarico

io sono francesco tricarico

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Nella quarta serata di Saneremo 2025 sarà 14 Febbraio 2024, vedremo i 29 artisti cimentarsi nei duetti, su brani della musica italiana. Francesco Gabbani duetta con Tricarico proprio sul brano di quest’ultimo Io sono Francesco. Ecco dunque il testo e il significato del brano.

Testo di Io sono Francesco di Tricarico

Io sono Francesco
Buongiorno buongiorno io sono Francesco
Io ero un bambino che rideva sempre
Ma un giorno la maestra dice oggi c’è il tema
Oggi fate il tema, il tema sul papà

Io penso è uno scherzo sorrido e mi alzo
Le vado lì vicino ero contento
Le dico non ricordo mio padre è morto presto
Avevo solo tre anni non ricordo non ricordo

Lei sa cosa mi dice neanche mi guardava
Beveva il cappuccino non so con chi parlava
Dice “Qualche cosa qualcosa ti avran detto
Ora vai a posto e lo fai come tutti gli altri”

Puttana puttana, puttana la maestra
Puttana puttana, puttana la maestra

Io sono andato al posto ricordo il foglio bianco
Bianco come un vuoto per vent’anni nel cervello
E poi ho pianto non so per quanto ho pianto
Su quel foglio bianco io non so per quanto ho pianto

Brilla brilla la scintilla brilla in fondo al mare
Venite bambini venite bambine e non lasciatela annegare
Prendetele la mano e portatela via lontano
E datele i baci e datele carezze e datele tutte le energie

Cadono le stelle è buio e non ci vedo e la primavera
È come l’inverno il tempo non esiste neanche l’acqua del mare
E l’aria io non riesco a respirare

E a dodici anni ero quasi morto
Ero in ospedale non mangiavo più niente
E poi pulivo i bagni, i vetri e i pavimenti
Per sei sette anni seicento metri quadri

Tadana tadadana
Tanananana Tananana

E il mio capo il mio capo mi ha salvato
Li ci sono giochi se vuoi puoi giocare il padre è solo un uomo
E gli uomini son tanti scegli il migliore seguilo e impara

Buongiorno buongiorno io sono Francesco
Questa mattina mi sono svegliato presto
In fondo in quel vuoto io ho inventato un mondo
Sorrido prendo un foglio scrivo viva Francesco

Brilla brilla la scintilla brilla in fondo al mare
Venite bambini venite bambine e non lasciatela annegare
Prendetele la mano e portatela via lontano
E datele i baci e datele carezze e datele tutte le energie

Venite bambini venite bambine
E ditele che il mondo può essere diverso
Tutto può cambiare la vita può cambiare
E può diventare come la vorrai inventare

Ditele che il sole nascerà anche d’inverno
Che la notte non esiste guarda la luna
Ditele che la notte è una bugia
Che il sole c’è anche c’è anche la sera

Il significato

Io sono Francesco‘ è la canzone d’esordio degli anni 2000 di Francesco Tricarico, dal carattere fortemente autobiografico. Sotto forma di cantilena infantile, racconta della sua infanzia difficile, segnata da un grande dolore; una sorta di cronistoria emotiva che mostra come a volte gli adulti possano essere insensibili e indifferenti di fronte alla sofferenza dei bambini, ma che alla fine lascia un messaggio di speranza, facendo vedere che è sempre possibile riprendere in mano la propria vita e superare anche i momenti più duri e traumatici.

Il protagonista della canzone si chiama Francesco e racconta un episodio che lo ha molto segnato da bambino: la maestra assegna a tutti un tema sul papà, e obbliga anche lui a farlo, insensibile al fatto che lui il papà l’ha perso quando aveva 3 anni.

Quel foglio bianco che non sa come riempire rimane il simbolo del vuoto doloroso che il bambino si porta avanti negli anni. Da adolescente attraversa momenti molto difficili, ma poi una figura gli trasmette un messaggio importante: il padre è solo un uomo, e gli uomini si possono scegliere. Questo pensiero gli dà la forza di ricostruirsi, di reinventare il proprio mondo.

Il ritornello diventa un invito alla speranza: chiede ai bambini di non lasciar morire la scintilla della vita, di credere che tutto può cambiare e che la realtà può essere trasformata.. È un inno alla rinascita, alla possibilità, nonostante le difficoltà, di riscrivere la propria storia.

La canzone suscitò alcune polemiche per la presenza nel testo di un insulto pesante rivolto ad un’insegnante, e perciò in radio venne censurata. Tricarico difese il pezzo, invitando a contestualizzare quell’insulto nel particolare vissuto emotivo del protagonista. L’intento era scrivere un ‘inno in difesa dei bambini’, rappresentando senza filtri la loro fragilità e il loro bisogno di comprensione.

Nonostante le controversie, la canzone ebbe molto successo, andando ben oltre le aspettative iniziali; ne venne fatta anche una versione spagnola, “Yo soy Francesco”.
Forse è un po’ merito anche di questa canzone se oggi gli insegnanti e la scuola in generale mostrano un po’ più di sensibilità e attenzione ai sentimenti dei bambini.

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