Con il 42,4% degli studenti di terza media che non raggiungono competenze alfabetiche considerate adeguate, la provincia di Salerno si posiziona tra le peggiori non solo in Campania, ma anche su scala nazionale. È quanto emerge dall’analisi dei risultati delle prove Invalsi 2024, pubblicata in un report curato da Openpolis e dalla fondazione “Con i Bambini”, a pochi giorni dall’inizio degli esami di maturità per oltre 500mila studenti in tutta Italia come riportato da SalernoToday.
Invalsi 2024, Salerno tra le peggiori province
A livello campano, solo Napoli (49,1%) e Caserta (46%) fanno registrare dati più preoccupanti di Salerno. Seguono Benevento con il 37,6% e Avellino con il 35%. La media regionale conferma, anche per quest’anno, le difficoltà strutturali del sistema scolastico del Mezzogiorno nel garantire competenze di base già al termine del primo ciclo di istruzione. Il quadro restituisce l’immagine di una realtà scolastica profondamente diseguale, dove l’origine geografica e il contesto socio-economico rappresentano fattori determinanti nel percorso educativo degli studenti.
Il confronto nazionale
Il confronto con altre province del Centro-Nord evidenzia in modo netto il divario. Lecco guida la classifica dei territori più virtuosi, con una percentuale del 27,2% di studenti sotto la soglia minima di competenza alfabetica. Seguono Sondrio, Macerata, Como, Belluno, Perugia e Aosta, tutte con valori inferiori al 35%. Le 25 province con i risultati peggiori sono quasi tutte situate nel Mezzogiorno, con una forte concentrazione in Calabria, Sicilia e Campania, dove in alcune aree oltre la metà degli alunni termina la scuola media con gravi lacune nella comprensione del testo e nella produzione scritta.
Secondo gli esperti, il problema non si manifesta solo nella scuola superiore, ma ha radici profonde che si consolidano già nel primo ciclo d’istruzione. L’emergenza alfabetica, sottolineano i ricercatori, è strettamente connessa a fenomeni come la dispersione scolastica implicita, i divari sociali e culturali, la povertà educativa e la scelta indirizzata – spesso non consapevole – del percorso scolastico successivo alla terza media.
Il report invita a considerare questi dati non come semplici indicatori di performance, ma come segnali di un disagio più ampio che interessa interi territori e comunità. In questo contesto, il miglioramento delle competenze di base rappresenta una sfida fondamentale per l’equità del sistema scolastico italiano, richiamando l’attenzione delle istituzioni su politiche di lungo periodo volte a ridurre il divario educativo a partire dalle fasce più giovani della popolazione scolastica.