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Illuminazione pubblica, Eboli condannata a pagare 749mila euro: il Consiglio di Stato chiude il contenzioso con Engie

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Il Comune di Eboli

Come riportato dal quotidiano Il Mattino oggi in edicola, il Comune di Eboli è stato definitivamente condannato dal Consiglio di Stato al pagamento di una somma superiore ai 749 mila euro, oltre agli interessi moratori, nell’ambito del contenzioso con la società Engie relativo ai canoni dell’illuminazione pubblica.

La vicenda ha origine nel 2022, quando l’allora funzionario comunale Cosimo Polito dispose un annullamento in autotutela volto a rivedere retroattivamente, fino al 2009, gli importi corrisposti alla società. Tale iniziativa amministrativa si fondava sulla convinzione che, per oltre un decennio, il calcolo dei canoni fosse stato errato e che il Comune avesse versato importi non dovuti.

Illuminazione pubblica, Eboli condannata a pagare 749mila euro

Secondo le pronunce dei giudici amministrativi, tuttavia, il provvedimento adottato dal funzionario era privo dei requisiti di legittimità necessari per produrre effetti. Già il Tar aveva annullato l’autotutela, richiamando il principio della stabilità dei rapporti economici consolidati, e il Consiglio di Stato ha confermato integralmente questa ricostruzione. Il tema centrale riguarda il fattore tempo: l’atto originario da cui derivavano tutte le revisioni dei canoni risaliva al 2012, mentre l’intervento di autotutela è stato adottato dieci anni dopo. La normativa vigente stabilisce un limite stringente, impedendo alla pubblica amministrazione di annullare un provvedimento che attribuisca vantaggi economici se non entro dodici mesi dalla sua adozione.

I giudici hanno ritenuto quindi che l’intervento del 2022 fosse tardivo, inefficace e non idoneo a modificare il quadro giuridico ed economico consolidato. Da ciò deriva l’obbligo per il Comune di corrispondere integralmente il canone per il 2022, calcolato secondo i criteri storicamente applicati, oltre agli interessi moratori maturati nel frattempo. La pronuncia, definitiva e non più impugnabile, chiude un contenzioso durato anni e impone all’ente locale un esborso significativo in un momento già caratterizzato da criticità finanziarie.

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