Cronaca

Quali prodotti rischiamo di non trovare al supermercato a causa della guerra in Ucraina

Diversi prodotti potrebbero scarseggiare nei supermercati a causa della guerra in Ucraina. Giorno dopo giorno, si rincorrono notizie di assalti a supermercati svuotati, anche se in realtà la situazione è differente. Il rischio di una carenza di prodotti, però, è inevitabile.
Unicoop Firenze ha fissato dei limiti per l’acquisto di olio di girasole, farina e zucchero, specificando però che “al momento non emerge alcun rischio relativo alla mancanza di prodotti nei propri supermercati”.

Guerra Ucraina, i prodotti che possono mancare nei supermercati

Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti, è intervenuto in merito ai microfoni di Fanpage: “I limiti all’acquisto che sono stati imposti nei supermercati sono solo un modo per evitare una corsa accaparramento, che in questo momento è assolutamente ingiustificata, più che un’effettiva indisponibilità. Non c’è una carenza dei prodotti. Ad esempio Unicoop ha messo un limite ad alcuni prodotti che sono tipicamente provenienti dall’Ucraina: olio di girasole, farina di frumento tenero e zucchero.

Noi importiamo da Kiev l’80% dell’olio di semi di girasole, mentre il frumento tenero non viene solo dall’Ucraina, che è il settimo o ottavo produttore di frumento tenero per l’Italia. Ma c’è un problema complessivo di frumento tenero generato dalla limitazione all’export dell’Ungheria, che è invece il principale fornitore di frumento tenero in Italia. Questo potrebbe portare a una carenza della fornitura. Lo zucchero proviene da diverse parti del mondo, in buona parte dall’Unione europea, anche dall’Est europeo”.

Prodotti razionati nei supermercati

Noi come Italia abbiamo una produzione di prodotti da forno, da frumento tenero, e di pasta, fortemente orientata all’esportazione. Noi facciamo molto di più di quello che ci serve, come produzione nazionale. Circa il 45-50% dei prodotti da forno, cioè pane biscotti, grissini, dolci da ricorrenza, e circa il 50% della pasta sono destinati all’esportazione. Quindi produciamo più di quello che consumiamo.

In quest’ottica, se dovessimo esportare tutto quello che esportiamo solitamente, potremmo avere delle difficoltà. Questo è il ragionamento che ha spinto per esempio l’Ungheria a mettere uno stop all’export di frumento tenero, cioè la paura di non averne abbastanza per la domanda interna, un modo per evitare di avere problemi nell’approvvigionamento. Se la fornitura di grano dovesse essere interrotta o ridotta, è chiaro che anche la nostra produzione di conseguenza ne risentirebbe.

Frutta e verdura

Insomma, il conto rischia di rivelarsi salato non solo per i consumatori finali ma anche per allevatori, agricoltori e pescatori. Le imprese della filiera agroalimentare già ora non riescono a coprire i costi legati ai rincari dei beni energetici, che nel giro di pochi mesi hanno prosciugato la poca liquidità rimasta in molte realtà. «Il fermo dei Tir nei piazzali, se prolungato, potrebbe provocare carenza di scorte. Soprattutto alimentari. Ogni volta che c’è un fermo qualche problema c’è» dice Donatella Prampolini, vice presidente di Confcommercio e presidente nazionale di FidaConfcommercio, la Federazione italiana dettaglianti alimentari.

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