Guerra in Ucraina: c’è l’ipotesi dell’Italia tra garanti neutralità. Ma cosa significa? E cosa comporterebbe? Nel weekend, il ministro italiano degli Esteri Luigi Di Maio ha ribadito in più occasioni la disponibilità dell’Italia a contribuire alla fine del conflitto in Ucraina e a fare da “garante” della neutralità del Paese. L’ex leader del M5S non ha spiegato cosa comporterebbe questo ruolo nel concreto, ma non è il primo politico a menzionarlo, e pare che la Turchia sia a lavoro per organizzare un vertice coi leader dei Paesi che potrebbero assumersi questa responsabilità.
Guerra Ucraina, ipotesi Italia tra garanti neutralità: cosa significa
Giorni fa, lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi aveva detto che l’Italia era stata richiesta come garante dall’Ucraina e dalla Russia. “Il contenuto esatto di queste garanzie è ancora presto per definirlo: dipenderà dal risultato dei negoziati fra Russia e Ucraina”, aveva spiegato Draghi. “Saranno garanzie che prevedono che le clausole negoziate siano attuate: la pace, il tipo di neutralità che l’Ucraina avrà, lo status delle regioni e via dicendo. Dipende dal contenuto dei negoziati”.
Per fare chiarezza sul tipo di impegno di cui dovrebbe farsi carico anche il nostro Paese, Adnkronos ha interpellato alcune fonti qualificate. Secondo loro, l’Italia condividerebbe con un’altra serie di Stati l’onere della sorveglianza e tutti sarebbero meno esposti al rischio rispetto ad ora perché il processo sarebbe “molto più internazionalizzato” e si svolgerebbe sotto “il grande cappello delle Nazioni Unite”.
Nel dettaglio, nel caso in cui l’Ucraina fosse minacciata “sarebbero previsti una serie di passaggi: il primo, l’obbligo di consultazione immediata tra i garanti, poi una valutazione/accertamento dei fatti, l’informativa al Consiglio di sicurezza dell’Onu per eventuali deliberazioni e poi, quarto, la messa in atto dell’assessment del Consiglio di sicurezza delle misure appropriate atte a far rientrare la minaccia e previste dalla carta dell’Onu”.
Le fonti
Le fonti ipotizzano che le scelte siano condizionate all’approvazione di un numero minimo di Paesi garanti, probabilmente i due terzi, “ma l’idea è che la procedura di consultazione dovrebbe già servire ad una decisione unanime sulle misure da prendere” .
Secondo quanto riporta la Cnn, gli Stati Uniti e i loro alleati stanno riflettendo da tempo su come supportare l’Ucraina nel caso in cui rinunciasse all’idea di aderire alla Nato come concessione alla Russia nell’ambito dei negoziati sulla fine alla guerra. Tuttavia, “è improbabile che l’Occidente offra al Paese il tipo di protezioni giuridicamente vincolanti che chiede”.
I negoziati
Durante un round di negoziati in Turchia, Kiev ha infatti messo sul tavolo una proposta specifica. Il piano prevede che, nel caso in cui inizi un conflitto, un’aggressione, un’operazione militare o una guerra ibrida o “camuffata” a danno dell’Ucraina, i Paesi garanti tengano delle consultazioni entro tre giorni e siano poi legalmente obbligati a fornire assistenza militare al Paese, soprattutto tramite la fornitura di armi e la chiusura dei cieli .
La proposta
La proposta prevede obblighi anche per l’Ucraina. Tra le altre cose, non dovrebbe schierare contingenti militari sul suo territorio né aderire ad alleanze militari. “Insistiamo sul fatto che questo impegno deve essere un trattato internazionale firmato da tutti i Paesi garanti e che venga ratificato”, ha fatto sapere il capo della delegazione ucraina, David Arakhamia. “Vogliamo che sia un meccanismo internazionale funzionante che assicuri all’Ucraina garanzie di sicurezza concrete”.
In base alla proposta, i Paesi garanti dovrebbero essere i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu – di cui fa parte anche la Russia – oltre a Turchia, Germania, Canada, Italia, Polonia e Israele. Il piano specifica che non rientrebbero nell’ambito della loro competenza né eventuali fatti in Crimea, né a Donetsk e Luhansk poichè lo status di questi territori “non è ancora regolato”.
Secondo quanto riporta Kyiv Independent, il negoziatore ucraino Mykhailo Podolyak ha detto che il governo firmerà un accordo solo se sarà ratificato da un referendum a livello nazionale. Fedir Venislavsky, rappresentante di Zelensky alla Corte Costituzionale, ha poi specificato che questa consultazione potrà essere fatta solo una volta che le truppe russe si saranno ritirate dal Paese.
Gli obblighi
Come sottolineano vari giornali, gli obblighi che la proposta di Kiev imporrebbe ai Paesi garanti ricordano quelli previsti dall’articolo 5 della Nato sulla difesa comune e proprio per questo, saranno difficili da far accettare. In un’intervista a Euronews, Samuel Ramani del Royal United Services Institute ha definito la proposta “completamente irrealistica” poiché comporterebbe il rischio di andare in guerra con la Russia per difendere l’Ucraina.
Anche il vice premier del Regno Unito, Dominic Raab, è rimasto molto cauto. “L’Ucraina non è un Paese nella Nato e non ci impegneremo in un confronto militare diretto con la Russia”, ha detto risponendo a una domanda sulla disponibilità del Paese a diventare un garante dell’indipendenza dell’Ucraina.
In un’intervista a QN, il generale Vincenzo Camporini, ex Capo di Stato maggiore della Difesa, ha definito il ruolo di garante “molto delicato” perché “stabilite le regole, se c’è violazione da parte di una delle parti bisogna intervenire e serve la consapevolezza che l’interpretazione più scontata è quella dell’introduzione dell’articolo 5 del trattato Nato che prevede l’obbligo da parte dei firmatari di intervento militare se si verificano violazioni da parte di chi aggredisce”.
Secondo il generale “è certamente prestigioso far parte di un pool di Paesi ritenuti capaci e affidabili, ma forse bisogna anche spiegare all’opinione pubblica che si tratta di un impegno gravoso che comporta anche dei rischi”.