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Guerra Russia-Ucraina, le atrocità raccontate dai superstiti di Bucha

Le testimonianze dei superstiti al massacro di Bucha nella guerra tra Russia e Ucraina: “Vuoi morire subito o lentamente?”.

Guerra Russia-Ucraina, testimonianze dei superstiti

Da quando Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina scorso sono state raccolte diverse prove che dimostrerebbero che sono stati commessi crimini di guerra. Le truppe russe hanno demolito la città portuale di Mariupol e hanno aperto il fuoco contro i quartieri residenziali di Kharkiv. Hanno rapito e violentato donne, saccheggiato negozi e case e hanno ammazzato civili. Proprio come a Bucha, dove oggi è stato reso noto che il bilancio dei morti ha superato quota 300, tra cui anche 10 bambini.

La prima testimonianza

Tra le prime ad essere intervistate c’è Irina Gavrilyuk, 42 ​​anni, che è riuscita a tornare a casa in via Ivan Franko dopo che le truppe di Putin hanno lasciato la zona lo scorso 1 aprile. Era fuggita verso Ovest attraverso il fiume Irpin il 5 marzo. Ma nel cortile, quando è rientrata, ha trovato i cadaveri di tre uomini uccisi a colpi di arma da fuoco: si tratta del marito, Sergei, del fratello, Roman, e di un terzo di cui non conosce l’identità. Anche i suoi cani sono stati ammazzati. Irina non sa perché suo marito e suo fratello siano stati uccisi. Qualsiasi uomo di età inferiore ai 60 anni rischiava di essere fucilato.

“Vuoi morire subito o lentamente?”

Proprio all’inizio di via Franko c’è ancora un mucchio di sei corpi carbonizzati. Ma quella di Irina non è l’unica testimonianza del genere. Da brividi è il racconto di Tatyana, una commessa che si era rifugiata in uno scantinato insieme ad altre persone. “Vuoi morire subito o lentamente?”, le ha chiesto un soldato. Sospettavano che un residente avesse fatto scoprire la loro posizione. “Mi ha detto: se vuoi morire in fretta allora tirerò fuori questo spillo dalla bomba a mano e lo getterò in cantina e in 15 secondi non esisterai più. Morire lentamente significa che ti colpisco con un colpo al ginocchio. Ma io gli ho risposto che volevo vivere, che non ne sapevo nulla”, ha detto Tatyana.

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