Cronaca Salerno

Inchiesta sulla falsa formazione in Cilento: a processo 270 persone per una frode fiscale da 57 milioni di euro

Frode fiscale cilento
Immagine di repertorio
Frode fiscale cilento

Una maxi frode fiscale legata al credito d’imposta per la formazione del personale aziendale scuote il Cilento. La Procura di Vallo della Lucania ha chiesto il rinvio a giudizio per ben 270 persone coinvolte in un’inchiesta che ha svelato un presunto sistema fraudolento radicato tra il 2020 e il 2021.

L’udienza preliminare si terrà il prossimo 17 settembre nell’aula bunker di Salerno, scelta per l’elevato numero di imputati. Al centro dell’indagine, l’operato di una società con sede a Cicerale, che avrebbe prodotto e distribuito documentazione falsa per attestare corsi di formazione mai avvenuti, permettendo così a numerose imprese di ottenere indebiti crediti d’imposta previsti dal piano “Industria 4.0”. Lo riporta l’edizione odierna de Il Mattino. 

Inchiesta sulla falsa formazione in Cilento: a processo 270 persone per frode fiscale

A fare luce sull’intera vicenda è stato l’enorme lavoro investigativo della Guardia di Finanza di Agropoli. Stando agli atti, la società cilentana, attraverso una rete di procacciatori e professionisti, forniva documentazione artefatta per simulare corsi di aggiornamento dei dipendenti aziendali, sfruttando le agevolazioni fiscali statali.

Durante il blitz dell’aprile 2023 furono sequestrati registri presenze, autocertificazioni e relazioni didattiche falsificate. I dipendenti coinvolti avrebbero dichiarato corsi mai svolti, permettendo così alle aziende di stipulare contratti collettivi fittizi, retrodatati, avvalorati da presunte attestazioni di credito d’imposta rilasciate da “professionisti compiacenti”. In cambio, le aziende restituivano una percentuale del beneficio ottenuto come provvigione.

Le accuse a carico degli imputati sono di associazione a delinquere, falso ideologico e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Le indagini: guadagni per 57 milioni di euro

Secondo quanto emerso dalle indagini, i guadagni generati dal sistema truffaldino ammontano a circa 57 milioni di euro. Nella rete sono finiti anche delegati sindacali e altri professionisti che avrebbero redatto i contratti utilizzando marche da bollo considerate false.

L’inchiesta si è estesa su scala nazionale grazie all’intervento dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, che ha individuato flussi sospetti di denaro in uscita verso una piattaforma estera. Al vertice del meccanismo ci sarebbero due società formalmente attive nella consulenza e formazione aziendale: una italiana e una straniera.

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