Al recente vertice NATO, tutti i Paesi membri dell’Unione Europea hanno preso l’impegno di portare la spesa militare fino al 5% del proprio PIL entro il 2035. Per l’Italia, questo significa un aumento di circa 6-7 miliardi di euro l’anno, per i prossimi dieci anni.
Europa, quanto costerà il piano di riarmo e chi lo pagherà davvero
Oggi l’Italia dedica circa 35 miliardi di euro alla difesa. Per raggiungere il target, secondo l’osservatorio Milex, dovrà portare la spesa intorno ai 100 miliardi entro il 2035. Questo include non solo armamenti e personale, ma anche spese collegate come pensioni militari, cybersicurezza, infrastrutture critiche e altro. Il governo, in un contesto di alto debito pubblico, dovrà finanziare questa spesa principalmente attraverso:
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tagli a servizi pubblici essenziali (scuola, welfare, investimenti climatici)
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aumenti fiscali
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oppure ricorrendo a indebitamento, soluzione finora scartata
Chi paga davvero?
Gli Stati Uniti, già con un enorme budget militare, non subiranno particolari incrementi. Il peso maggiore del riarmo ricadrà sugli Stati europei. In totale, i Paesi UE membri NATO dovranno investire circa 360 miliardi di euro in più per raggiungere il 3,5% del PIL e oltre 600 miliardi per arrivare al 5%. Questa mole di risorse è confrontabile con i piani europei per la lotta ai cambiamenti climatici e i programmi sociali, che prevedono investimenti tra 400 e 500 miliardi di euro.
Le conseguenze
Gli esperti temono che per finanziare il riarmo si possa sacrificare la lotta al cambiamento climatico e il welfare, con effetti negativi sulla coesione sociale e sulla fiducia nelle istituzioni democratiche. Sebastian Mang, analista della New Economics Foundation, sottolinea che la scelta politica di finanziare le spese militari a discapito della transizione ecologica e dei servizi pubblici non è dettata da ragioni economiche ma politiche. Chris Hayes, economista del think tank Common Wealth, evidenzia che investire in energia pulita sarebbe anche una forma di sicurezza energetica, fondamentale alla luce delle tensioni geopolitiche recenti.
Il caso Spagna e il confronto politico
Il vertice NATO ha visto tensioni tra Spagna, Paesi Bassi e Stati Uniti, con la Spagna che inizialmente si era detta contraria ad aumentare la spesa militare ma poi ha accettato un impegno più moderato (2,1% del PIL). Il dibattito continuerà nel 2029, anno in cui verrà verificato il rispetto degli obiettivi da parte di ogni Paese. Nel frattempo, Donald Trump ha minacciato sanzioni commerciali contro la Spagna, accusandola di non fare abbastanza.