Qual è la settima traccia della prima prova dell’esame di maturità 2025? Iniziano oggi, mercoledì 18 giugno, gli esami di stato per migliaia di maturandi italiani. Si conferma lo stesso impianto: ci sono due prove scritte a carattere nazionale (decise, cioè, dal Ministero) e un colloquio. Le commissioni sono composte da commissari interni ed esterni e presiedute da un presidente esterno.
Il Ministero mette a disposizione per tutti gli indirizzi di studio sette tracce che fanno riferimento agli ambiti artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico, sociale. Gli studenti possono scegliere, tra le sette tracce, quella che pensano sia più adatta alla loro preparazione e ai loro interessi. La prova può essere strutturata in più parti. Ciò consente di verificare competenze diverse, in particolare la comprensione degli aspetti linguistici, espressivi e logico-argomentativi, oltre che la riflessione critica da parte del candidato.
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Esame di maturità 2025, la settima traccia della prova di italiano
Analisi del brano proposto alla Maturità 2025: Meldolesi e Lalli riflettono sull’uso dell’indignazione nei social media, tra emozione e superficialità, invitando a un impiego più consapevole delle energie emotive.
La traccia
Anna Meldolesi e Chiara Lalli, “L’indignazione è il motore del mondo social. Ma serve a qualcosa?” (7-Sette, 13/12/2024).
Svolgimento e spiegazione
Il brano, pubblicato su 7-Sette (Corriere della Sera) del 13 dicembre 2024, analizza il ruolo dell’indignazione sui social: «L’indignazione è il motore del mondo social. Ma serve a qualcosa? Una nuova ricerca… dimostra che chi si scandalizza… non perde tempo a cliccare sui link, per approfondire e verificare… finiamo per sprecarlo su questioni irrilevanti per ignorare i temi che davvero meriterebbero la nostra irritazione».
Secondo le autrici, l’indignazione diventa spesso uno sfogo emotivo rapido e superficiale, privo di approfondimento, che non aiuta a comprendere né risolvere , ma rischia di esaurire l’energia psichica su questioni marginali, trascurando problemi reali e urgenti.
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Indignazione come clickbait emotivo
I social tendono a sviluppare contenuti costruiti per suscitare shock e indignazione, sfruttando la nostra predisposizione emotiva, ma senza stimolare un vero approfondimento. -
Superficialità emotiva
Gli utenti reagiscono impulsivamente, ma spesso non approfondiscono: non verificano le fonti, non leggono i link, non comprendono. Così l’indignazione resta verbale e sterile. -
Esaurimento delle risorse emotive
L’indignazione non è infinita: dedicarla a cause superficiali significa esaurire la capacità emotiva collettiva, lasciando meno energie per le battaglie importanti (es. ambiente, diritti, giustizia). -
Appello alla consapevolezza
Meldolesi e Lalli suggeriscono un uso più consapevole e critico delle risorse emotive online: indignarsi ha senso se seguito da informazione attiva, approfondimento e azione concreta.
Meldolesi e Lalli mettono in guardia contro l’indignazione a buon mercato, senza verifica né impegno. Il testo invita a trasformarla in scelta consapevole, cultura della verifica, azione informata — un punto di vista particolarmente stimolante per i maturandi e per chi riflette sul ruolo dei social oggi.